Burkina Faso: Sos per i profughi di Dablo. Mons. Debernardi (emerito Pinerolo), “durante la notte, in questi mesi si sente freddo. I più a rischio sono i bambini”

In Burkina Faso, “Presso lo stadio comunale di Kaya la gente è ammassata e cerca ripari di fortuna. La struttura, naturalmente, non ha nulla a che vedere con i nostri moderni stadi e mancano i servizi igienici. Soprattutto la notte si rivela difficile. La gente dorme sdraiata sul terreno da gioco; mancano le coperte. Per fortuna sono finiti i mesi delle piogge, ma durante la notte, in questi mesi si sente il freddo. I più a rischio sono i bambini”. È quanto denuncia il vescovo emerito di Pinerolo, mons. Pier Giorgio Debernardi, che, accompagnato da due giornalisti locali, il villaggio di Kaya, a Nord della capitale Ouagadougou. Il suo racconto è stato rilanciato sul sito web dell’Agenzia giornali diocesani (Agd) del Piemonte. “Alcuni volontari locali – ha proseguito il vescovo – preparano un piatto (molto povero!) a mezzogiorno e uno alla sera. Ma la situazione è precaria. Mancano anche abiti adatti. Molti sono vestiti di stracci. Qui ho incontrato il sindaco di Dablo. Anche lui vive in mezzo ai suoi concittadini”. A Dablo tutto è stato bruciato e demolito. “È una desolazione – ha commentato mons. Debernardi. Il vicesindaco mi diceva che ci vorranno più di cinque anni per riedificare la cittadina, ammesso e non concesso che i suoi abitanti possano ritornare”. Nelle parole del vescovo emerito l’impressione che “il terrorismo di questi ultimi tempi” è diventato “feroce e sanguinario”. Alla vigilia della festa dell’Immacolata mons. Debernardi è tornato a Kaya: “Ho anche incontrato alcuni volontari di Medici senza frontiere – ha affermato – che prestano un servizio esemplare in mezzo ai déplacés. Mi hanno segnalato la necessità di farmaci per far fronte alle emergenze, ma qui è difficile procurarseli”. “Il direttore della Caritas-Ocades locale – ha aggiunto – mi ha comunicato che la Caritas Italiana ha già risposto all’appello e si unirà alle altre Caritas europee per realizzare delle abitazioni provvisorie per tutti gli sfollati. Questa è un’operazione che andrà orchestrata in modo intelligente e funzionale per scongiurare la nascita di una favelas con tutti i problemi che questo comporterebbe. Non è escluso che tutta questa gente possa iniziare qui una nuova vita, anche se dovranno ripartire da zero perché hanno perso tutto il poco che avevano”.

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