Papa Francesco: alla Curia Romana, “la Chiesa è invitata ad andare incontro a tutte le povertà”

La missione “è ciò che ci salva dal ripiegarci su noi stessi”. Ne è convinto il Papa, che nel discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi ha spiegato: “Chi è ripiegato su sé stesso guarda dall’alto e da lontano, rifiuta la profezia dei fratelli, squalifica chi gli pone domande, fa risaltare continuamente gli errori degli altri ed è ossessionato dall’apparenza. Ha ripiegato il riferimento del cuore all’orizzonte chiuso della sua immanenza e dei suoi interessi e, come conseguenza di ciò, non impara dai propri peccati né è aperto al perdono. È una tremenda corruzione con apparenza di bene”. Secondo il Papa, “bisogna evitarla mettendo la Chiesa in movimento di uscita da sé, di missione centrata in Gesù Cristo, di impegno verso i poveri”. La missione, nella visione di Francesco, “sempre comporta passione per i poveri, cioè per i ‘mancanti’: coloro che ‘mancano’ di qualcosa non solo in termini materiali, ma anche spirituali, affettivi, morali. Chi ha fame di pane e chi ha fame di senso è ugualmente povero”. “La Chiesa è invitata ad andare incontro a tutte le povertà, ed è chiamata a predicare il Vangelo a tutti perché tutti, in un modo o in un altro, siamo poveri, siamo mancanti”, l’appello del Papa: “Ma anche la Chiesa va loro incontro perché essi ci mancano: ci manca la loro voce, la loro presenza, le loro domande e discussioni. La persona con cuore missionario sente che suo fratello le manca e, con l’atteggiamento del mendicante, va a incontrarlo. La missione ci rende vulnerabili, ci aiuta a ricordare la nostra condizione di discepoli e ci permette di riscoprire sempre di nuovo la gioia del Vangelo”. Per definire i caratteri di una Chiesa umile, “che si mette in ascolto dello Spirito e pone il suo centro fuori da sé stessa”, Bergoglio ha citato Henri De Lubac: “Agli occhi del mondo la Chiesa, come il suo Signore, ha sempre l’aspetto della schiava. Esiste quaggiù in forma di serva. Essa non è né un’accademia di scienziati, né un cenacolo di raffinati spirituali, né un’assemblea di superuomini. È anzi esattamente il contrario”.

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