Malattie professionali: Istat, più problemi di salute per gli uomini

Sono circa 36 milioni 190mila le persone di età compresa fra i 16 e 74 anni che al momento dell’intervista lavorano o hanno avuto almeno un’esperienza di lavoro nel corso della propria vita; tra queste il 5,2% (per un totale di un milione 896mila) dichiara di aver sofferto nei 12 mesi precedenti l’intervista di malattie o problemi di salute causati o aggravati dall’attività lavorativa (infortuni esclusi). Lo rileva l’Istat nel report su “Salute e sicurezza sul lavoro” relativo all’anno 2020. Il valore, se calcolato sulla popolazione tra 15 e 64 anni, è pari al 5,4% ed è quasi la metà della media europea (10,3%).
Come per gli infortuni, la maggioranza di coloro che hanno problemi di salute lavoro-correlati sono più uomini (5,3%) che donne (5,1%). L’invarianza dell’incidenza totale del fenomeno rispetto al 2013 è il frutto di un diverso andamento per uomini e donne: per i primi si è registrata una riduzione, dal 5,6% al 5,3%, mentre per le seconde si è passati dal 4,9% al 5,1%, riducendo quindi il divario di genere. La quota di cittadini italiani che soffrono di problemi di salute connessi all’attività lavorativa è superiore a quella degli stranieri (5,4% contro 3,7%), anche per effetto di una diversa struttura per età. L’incidenza di questo tipo di malattie aumenta infatti al crescere dell’età, per entrambi i sessi, e torna a diminuire solo tra gli anziani (di 65 anni o più).
Tra coloro che lamentano problemi di salute lavoro-correlati, 337mila persone (il 17,8%) ne dichiarano almeno due; la multi-problematicità affligge più frequentemente le donne, le persone residenti al Nord e quelle ancora attive nel mercato del lavoro. Il 65,0% di quanti soffrono di problemi di salute avverte un problema osseo, articolare o muscolare. Problemi di natura psicologica come lo stress, la depressione e l’ansietà sono avvertiti dal 13,7% di quanti soffrono di problemi di salute; seguono i problemi respiratori (5,2%), il mal di testa e i problemi alla vista (3,7%), i problemi cardiovascolari (3,6%) e i disturbi all’udito (2,1%).

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