Incidenti sul lavoro: Istat, in Italia sotto la media europea. Operai e lavoratori della sanità i più colpiti

“Nel 2020, sono 366mila le persone che dichiarano di aver subito – nei dodici mesi precedenti l’intervista – almeno un infortunio sul luogo di lavoro; si tratta dell’1,4% di coloro che nel periodo considerato hanno svolto un’attività lavorativa (circa 25 milioni 544mila individui, tra i quali, 22 milioni 827mila risultano occupati anche al momento dell’intervista)”. Lo rileva il report su “Salute e sicurezza sul lavoro” diffuso oggi dall’Istat e relativo all’anno 2020. “Se il valore viene calcolato sulla popolazione tra i 15 e i 64 anni (così da permettere il confronto con i dati degli altri paesi europei) la quota sale a 1,5% contro il 2,4% della media”.
Anche i dati amministrativi di fonte Inail nel 2020 registrano una diminuzione del numero di denunce, che si attesta a 506mila. “Si tratta di un valore superiore a quello dell’Istat perché l’Inail – precisa l’Istituto di statistica – stima gli infortuni e non le persone infortunate e inoltre include tra gli infortuni sul lavoro anche quelli collegati all’infezione da Covid- 19 se contratta in ambito professionale (per un totale di oltre 130mila casi)”. Il dato Inail relativo ai primi nove mesi 2021 segnala un ritorno alla situazione pre-pandemica, con un aumento degli infortuni, nonostante continui a esser raccomandata cautela nel confronto con il 2020.
La quasi totalità degli infortunati occupati riguarda lavoratori dipendenti (84,9%), la quota di chi svolge un’attività autonoma si ferma al 14,9%. Gli operai rappresentano la categoria di lavoratori più esposta al rischio di incidente; sono infatti circa la metà degli infortunati (per un totale di 164mila lavoratori) e hanno il tasso più elevato (2,0%). Se, da un lato, circa un quarto degli infortuni ha coinvolto lavoratori dell’Industria in senso stretto, dall’altro le incidenze più elevate del fenomeno si registrano tra i lavoratori della Sanità (3,0%), dell’Agricoltura (2,4%), delle Costruzioni (2,2%) e del Trasporto e magazzinaggio (2,0%). In particolare, i lavoratori del settore della Sanità (che per effetto della pandemia hanno addirittura aumentato la loro esposizione al rischio), non essendosi mai fermati e avendo anzi dovuto effettuare prestazioni lavorative aggiuntive straordinarie, non solo hanno il tasso più alto ma sono anche gli unici a mostrare un tasso di infortunio più elevato rispetto al 2013.

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