Giustizia: Mattarella, “i magistrati rifuggano da logiche corporative”

(Foto: Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

“Il filo rosso che deve caratterizzare, non soltanto l’esercizio delle varie funzioni, ma ogni presa di posizione del magistrato in tutte le sedi, è il sentimento profondo di un’etica delle istituzioni, la consapevolezza di dover agire sempre sulla base di principi e per l’affermazione di valori”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento in occasione dell’incontro con i magistrati di nuova nomina della Corte dei Conti.
“La professionalità – ha osservato il Capo dello Stato – non può mai ridursi a mera tecnicalità, ma richiede l’esercizio di onestà intellettuale, di equilibrio, di sobrietà, di obiettività, assenza di autoreferenzialità, disponibilità al confronto, e impone di rifuggire da logiche corporative che snaturano e deprimono la figura del magistrato”.
Ricordando le funzioni della Corte dei Conti, Mattarella ha sottolineato che “la legalità finanziaria non è un asettico sistema di regole, in quanto – come ha ricordato, in occasione del suo insediamento, il presidente Carlino – riguarda la promozione dell’uguaglianza sostanziale e l’effettiva tutela dei diritti sanciti dalla Costituzione come fondamentali. Basti pensare al diritto alla salute, quanto mai in evidenza in questo periodo. Parimenti, i principi di efficienza, efficacia ed economicità dell’agire amministrativo sono, con la legalità, la garanzia della qualità e quantità delle prestazioni e dei servizi in favore della collettività”.
Poi, rivolgendosi ai nuovi magistrati, il Capo dello Stato, ha osservato che “inizierete a svolgere funzioni di così alta responsabilità in una fase di rilevanti cambiamenti, contraddistinta da opportunità e condizioni nuove. La funzione del magistrato va esercitata con imparzialità e rigore, adottando decisioni con salde fondamenta nel diritto positivo, modulate in relazione ai loro effetti sulla realtà sociale ed economica”. E ha ricordato che “il prestigio di una istituzione, di ciascuna istituzione – quale che sia la natura del ruolo che le affida la Costituzione nell’articolazione dei poteri della Repubblica – risiede nella capacità di adeguare l’esercizio delle proprie competenze alle scelte operate dal legislatore, alla luce dell’evoluzione del contesto sociale e di quello economico, anche intervenendo sull’organizzazione e ridefinendo le priorità dell’azione”.

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