Cile: lettera delle confessioni religiose all’Assemblea Costituente

“Convinti dell’importanza che la missione assunta dalla Convenzione costituzionale ha per il futuro del Cile, noi leader delle diverse confessioni religiose che abbiamo firmato questa lettera, ci rivolgiamo a lei, in qualità di presidente, per dare un contributo rilevante in un settore della vita del Paese che ha un significato particolare, come la protezione, la protezione e lo sviluppo della libertà religiosa, che costituisce uno dei pilastri di un regime democratico e libero nel pieno rispetto della dignità di ogni persona e dei gruppi e degli attori sociali. Siamo lieti che, tra le questioni essenziali già approvate dalla Convenzione, sia stata inserita la libertà di religione, di religione e di coscienza”. Lo si legge nella lettera indirizzata alla presidente della Assemblea Costituente del Cile, Elisa Loncon, che accompagna il documento elaborato dai rappresentanti di diverse confessioni religiose, che ieri sono stati ricevuti da una delegazione dell’assemblea, coordinata dal vicepresidente Rodrigo Álvarez. All’incontro erano presenti i rappresentanti di Chiesa cattolica (il vicepresidente della Conferenza episcopale cilena, mons. Fernando Chomali), ortodossi, anglicani, evangelici, altre confessioni protestanti, musulmani ed ebrei. Nell’occasione la delegazione ha presentato un documento di 12 pagine, dedicato in primo luogo, come accennato, all’importanza fondamentale della libertà religiosa. Inoltre, si legge nel testo, “auspichiamo che, al momento di avviare i dibattiti sui contenuti della nuova Carta fondamentale, ciascuna delle grandi confessioni religiose, possa esprimere adeguatamente il proprio pensiero dinanzi alle commissioni della Convenzione costituzionale, attraverso i propri legittimi rappresentanti”. Secondo i rappresentanti delle diverse religioni, lo Stato è chiamato a evitare la cosiddetta “neutralità morale”, a esso spetta “promuovere il bene comune e favorire la condotta etica o morale delle persone, nella vita sociale, politica ed economica”. I firmatari del documento si impegnano al rispetto delle leggi nazionali da parte delle diverse confessioni nell’uso dei media per svolgere la loro missione, e chiedono indipendenza e legittima autonomia per svolgere la loro missione. La lettera chiarisce che lo Stato deve promuovere e tutelare le virtù sociali, e che “non ha la competenza per intervenire nelle coscienze”. Le confessioni, infine, non devono ridurre la loro azione alla sfera privata e spirituale, né disimpegnarsi nella lotta per la giustizia. Il testo riconosce anche che sia le confessioni religiose che l’attività politica “sono sempre al servizio dell’uomo”, e ciò richiede una reciproca collaborazione, anche attraverso accordi tra le confessioni religiose e lo Stato.

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