Germania: dissidente russo Navalny, prima foto dopo avvelenamento chimico. Governo tedesco insiste nel chiedere chiarimenti a Mosca

“Non riesco ancora a fare quasi nulla, ma ieri ho potuto respirare da solo tutto il giorno. Completamente da solo, senza usare alcun aiuto esterno, nemmeno la più semplice valvola in gola. Mi è piaciuto molto. È un processo sorprendente, il respirare, sottovalutato da molti. Lo consiglio”. Con la sua tipica ironia, il dissidente russo Aleksei Navalny ha pubblicato il suo primo post su Instagram, accompagnato da una foto che lo ritrae accanto alla moglie. Navalny si trova a Berlino, presso la clinica universitaria “Charité” dove è ricoverato dal 22 agosto. Navalny era stato tenuto in coma farmacologico fino al 7 settembre, data in cui un comunicato dell’ospedale aveva reso noto che “era troppo presto per valutare eventuali effetti a lungo termine del grave avvelenamento”. “Le condizioni continuano a migliorare”, ha fatto sapere ieri l’ufficio stampa della clinica, precisando che era stata tolta la ventilazione meccanica e che Navanly veniva sottoposto a riabilitazione fisica e che si alzava dal letto “per brevi momenti”. Il comunicato – precisava l’ospedale – era diffuso in accordo con il paziente e la moglie. Il dissidente russo era stato vittima di un presunto avvelenamento il 20 agosto scorso, mentre era in aereo. Ricoverato in un ospedale della Siberia era stato poi trasferito a Berlino.
Ieri, un comunicato del governo federale della Germania ha confermato che, a seguito di esami tossicologici, è emersa “in maniera inequivocabile la presenza di agente chimico nervino del gruppo Novichok”. Ciò rappresenta una “severa violazione della convenzione sulle armi chimiche”, diceva la nota. I risultati delle analisi tedesche sono state confermate da laboratori indipendenti in Francia e Svezia. “Ancora una volta chiediamo alla Russia di fare chiarezza sull’incidente. Continuiamo le consultazioni con i nostri partner europei per valutare possibili passi ulteriori”. L’avvelenamento di Navalny, negato dal governo della Federazione russa, era stato anche duramente condannato dal G7.

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