Colombia: Settimana per la pace chiusa tra violenze, proteste e repressioni. Mons. Monsalve (Cali), “anche lo Stato deve ‘disarmarsi’ da violenza ideologica e autoritaria”

“C’è uno scoraggiamento istituzionale e uno scoraggiamento sociale che va gestito, perché non può essere confuso con una questione meramente di parte. Lo Stato e la società, insieme all’economia, sono i costituenti fondamentali di una nazione e ora sentiamo un grande vuoto dello Stato, lo Stato si è offuscato; e la società è frammentata, quindi stiamo camminando verso l’abisso”. Lo ha dichiarato l’arcivescovo di Cali, mons. Darío Monsalve, in un’intervista al quotidiano El Espectador nella quale ha commentato la “settimana terribile” coincisa con quella che avrebbe dovuto essere la trentatreesima Settimana della Pace, che a Cali è stata ricordata con la peregrinatio della reliquia del Cristo di Bojayá, il crocifisso ligneo rimasto mutilato nel corso di un attacco delle Farc alla chiesa del villaggio di Bojayá nel 2002, diventato simbolo del conflitto colombiano.
Proprio in questa Settimana, da un lato violenze contro la popolazione e i leader sociali sono proseguite nella periferia del Paese, mentre a Bogotá, Medellín, Cali e nelle maggiori città numerose manifestazioni, in origine perlopiù pacifiche, sono degenerate in atti di violenza e vandalismo, in alcuni casi anche per la repressione della Polizia. Nella capitale le proteste sono iniziate dopo l’uccisione di Javier Ordóñez, un avvocato di 44 anni, da parte della Polizia, con una pistola taser.
Mons. Monsalve, che anche in queste ore ha ricevuto attacchi da parte delle forze politiche più ostili al cammino di pace, usa parole dure per commentare tali repressioni: “Qui siamo di fronte a una rottura tra l’autorità, che è ciò che veramente legittima, e il potere, che deve essere al servizio dell’autorità”.
E ha spiegato ulteriormente: “Io, come vescovo e come cittadino, dico che solo una manifestazione senza violenza può veramente essere una protesta contro ogni violenza. Non posso protestare contro la violenza facendo uso della violenza, ma devo prima esigere che lo Stato si disarmi da questa violenza mentale, emotiva, ideologica, autoritaria. Sentiamo che è uno Stato armato, arrogante, a volte cinico nel modo in cui fa le cose, con un cinismo offensivo, che provoca la reazione in un modo o nell’altro. Ed è a questo che il Paese deve guardare. Alcuni diranno che le mie parole sono dure, ma credo che in questo dobbiamo essere sinceri e dalla dottrina emerge molto chiaramente che l’autorità ha anche quella dimensione etica e persino spirituale?”.
Qualche settimana fa, sempre in una dichiarazione a El Espectador, Bruno Marie Duffé, segretario generale del dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale, così aveva difeso mons. Monsalve: “Personalmente desidero dare il mio affettuoso e fraterno sostegno a questo fratello che sostiene ‘oggi il grido dei poveri e il grido della terra’, un servo della comunità che non vuole dimenticare chi è stato e viene ucciso per difendere i diritti e la pace”.

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