Lavoro: Ispettorato, dimissioni motivate soprattutto per difficoltà di conciliare occupazione con esigenze di cura della prole

Nel corso del 2019, fra le motivazioni delle dimissioni/risoluzioni consensuali addotte da lavoratrici e lavoratori (in sede di colloquio con il personale addetto al rilascio del provvedimento di convalida, volto a accertare la genuinità del consenso) la più ricorrente è rimasta la difficoltà di conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole, registrata in 20.730 casi (20.212 nel 2018), in percentuale pari a circa il 35% del totale, sostanzialmente in linea con quella dell’anno precedente (36%). È quanto emerge dalla “Relazione annuale sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri” relativa al 2019 e diffusa oggi dall’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl).
La difficile conciliazione tra lavoro e famiglia è dovuta: all’assenza di parenti di supporto in 15.505 casi (15.385 nel 2018), pari a circa il 27% del totale, percentuale coincidente con quella dell’anno precedente; elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato (come asilo nido o baby sitter) in 4.260 casi (3.907 nel 2018) pari a circa il 7% del totale, dato corrispondente a quello del 2018; mancato accoglimento al nido in 965 casi (920 nel 2018), pari a circa il 2% del totale, percentuale identica a quella rilevata nel 2018.
Le causali relative all’azienda in cui la lavoratrice o il lavoratore prestano la loro attività, invece, sono risultate pari a 10.856 (10.155 nel 2018), con confermata prevalenza (6.713 casi, a fronte dei 6.317 del 2018) di quella concernente l’organizzazione e le condizioni di lavoro, particolarmente gravose o difficilmente compatibili con la cura della prole. Le restanti motivazioni hanno invece riguardato il cambiamento della sede di lavoro, la distanza dal luogo di lavoro, ragioni concernenti l’orario di lavoro (compresa la mancata concessione del part time), la modifica delle mansioni svolte.

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