Diocesi: Genova, il saluto del card. Bagnasco. “La famiglia il patrimonio più grande, gli anziani depositari di una saggezza che indica ciò che vale”

(Foto UCS Arcidiocesi di Genova)

È un lungo saluto, in forma di ringraziamento, la parte centrale dell’omelia del card. Angelo Bagnasco, amministratore apostolico di Genova, durante la messa di congedo dalla diocesi, nella cattedrale di San Lorenzo. Il porporato cita bambini, adolescenti, giovani, famiglie, adulti, anziani, sacerdoti. Ai bambini, “germoglio della vita”, si rivolge così: “Sappiate ringraziare e siate docili a chi vi ama con amore puro”. Agli adolescenti: “Non abbiate paura delle vostre interiori turbolenze, Gesù vi è accanto, ascoltate la sua voce”. Ai giovani, “primavera del mondo”: “Non sbagliate la vita. Esistono altezze che neppure si possono immaginare, ma che l’anima può raggiungere e che vi aspettano. La cultura di oggi non vuole che siate persone consapevoli e libere, ma ricordate: solo la verità libera da menzogne e miti, e la verità è Cristo. La sua parola è alta ma non tradisce”. Rivolgendosi alle famiglie, “culla insostituibile della vita, palestra di umanità e di fede”, il card. Bagnasco evidenzia: “Voi non siete qualcosa da sostentare, ma la prima realtà su cui investire. Siete il patrimonio più grande, senza di voi non c’è futuro. La Chiesa vi è vicina: siate focolari di preghiera e di rigore educativo”. Agli adulti, “nel pieno delle forze” e con “responsabilità gravi”, sottolinea: “Non è importante sentirvi importanti, ma essere utili. In ognuno di noi c’è qualcosa che nessuno può strapparci o uccidere”. Un pensiero per gli anziani: “Non siete nostalgici narratori del passato, ma depositari di una saggezza che indica ciò che vale. Gli anni ci hanno fatto vagliare le cose e guardiamo le giovani generazioni con affetto. Il nostro sguardo forse è segnato dal disincanto, ma non certo dal pessimismo che rende amari i giorni e intristisce gli altri. Di questo sguardo, patinato di fiducia e pazienza, il mondo ha bisogno”. Poi una parola ai “carissimi sacerdoti, confratelli e amici”, ai membri della vita consacrata, ai seminaristi e ai rappresentanti delle altre Chiese cristiane.

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