Coronavirus Covid-19: mons. Moraglia (Venezia), “imminente emergenza sociale, prepariamoci”. No pessimismo o deleghe, sì a solidarietà e responsabilità

“Nei prossimi mesi ci sarà l’emergenza sociale, l’emergenza della fame. E queste cose, sull’Europa che non c’è quando dovrebbe esserci, le dico con grande tristezza, pensando a quello che l’Europa potrebbe essere, le dico da cittadino italiano ed europeo, ricordando che sono vescovo e non faccio politica, ma sento il silenzio, soprattutto il silenzio di chi non può parlare, ma in modo particolare sento che il silenzio di chi deve parlare e non parla diventa una colpa troppo grande. Siamo di fronte a un’emergenza sociale imminente, è inutile dirlo troppo tardi, diciamolo subito. Prepariamoci”. Non ha usato giri di parole il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, nell’omelia della messa celebrata ieri mattina nella cripta della basilica di San Marco, in diretta Facebook e televisiva. “Stiamo vivendo giorni drammatici, soprattutto in zone del paese a noi non lontane – ha proseguito −. In questi momenti tragici, ciò che dobbiamo sconfiggere è la paura, il pessimismo, il delegare agli altri. Vivere questi momenti in modo cristianamente responsabile significa sentirsi parte di una comunità”. Di qui il richiamo al motto di don Milani “I care”. “Gli altri – ha spiegato – mi interessano, non mi sono estranei. Il morire di tanti in questi giorni mi appartiene, mi appartiene personalmente, è il mio morire. I care. Fu don Milani che adottò questo motto contro ogni individualismo e non inventò nulla, semplicemente tradusse il Vangelo: Non c’è amore più grande di dare la vita per i propri amici. I care, mi importa, ho a cuore. Mi sta a cuore la tua e la mia salute”. Per questo, ha concluso, “io resto a casa e ci resto convinto, con spirito costruttivo. Aiutando gli altri a starci, non perché obbligati ma come gesto di responsabilità, carità, solidarietà”.

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