Guerra in Siria: Patton (Custode di Terra Santa), “rimuovere le micidiali sanzioni alla Siria. A pagare è la povera gente”

“Se i potenti del mondo volessero fare un regalo di Natale alla Siria dovrebbero togliere l’embargo che è criminale perché non colpisce chi è al potere ma la popolazione, la povera gente, gli ospedali, le strutture sanitarie, la vita di tutti i giorni costringendo la gente a correre al mercato nero per cercare i beni essenziali”. Lo ha detto il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, intervenendo all’incontro on line su “Natale in Terra Santa tra pandemia e speranza” promosso dal Commissariato di Terra Santa del Nord Italia e dalla testata Terrasanta.net. Il Custode ha parlato del Natale in Siria, in Libano e a Rodi, dove la Custodia di Terra Santa ha un convento che è un punto di aiuto per tanti rifugiati di passaggio in Grecia. “Nelle parrocchie siriane – ha affermato padre Patton – si cerca di tenere vivo lo spirito del Natale, dopo 10 anni di guerra, ma è sempre più difficile perché la situazione peggiora giorno dopo giorno. Dai nostri parroci – ha rivelato – arrivano messaggi che parlano di persone che stanno perdendo la speranza davanti a una somma di disastri. I principali sono lo stato di guerra e le sanzioni internazionali che sono micidiali per tutta la popolazione. Se i potenti del mondo volessero fare un regalo dovrebbero togliere l’embargo che è criminale perché non colpisce chi è al potere ma la popolazione, la povera gente”. Un pensiero il Custode lo ha rivolto ai pochi cristiani rimasti nei tre villaggi della Valle dell’Oronte, Knayeh, Yacoubieh e Gidaideh. “La zona (Idlib, ndr.) è controllata dai jihadisti ribelli filo-Al Qaeda di Tahrir al-Sham. I cristiani, guidati dai nostri padri Hanna Jallouf e Louai Bsharat, celebrano nel chiuso delle loro chiese perché non è loro permesso nessun segno esteriore, nemmeno le croci sul campanile e le luminarie natalizie. Ma questi cristiani sono la luce che vince le tenebre della guerra, dell’embargo, della crisi, del Covid, del disinteresse internazionale. Anche il Libano vive una situazione strettamente collegata alla Siria, causata dalla crisi economico finanziaria, dalla pandemia da Covid e dall’esplosione al porto del 4 agosto, che ha danneggiato gravemente anche un nostro convento poco distante”. In Libano, ha affermato padre Patton, “i bisogni sono pressanti, a partire da cibo e medicine. Infine, nel nostro convento di Rodi (Grecia), sono raddoppiati i poveri che chiedono assistenza settimanale, sono passati da 200 a 400 quelli che bussano al nostro convento, sono in gran parte rifugiati”.

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