Natale 2020: mons. Castellucci (Modena-Nonantola e Carpi), “nella tenebra” il Signore “si rende presente attraverso tanti angeli in carne e ossa”

“Vivremo quest’anno una notte di Natale diversa da quelle degli anni precedenti. Il buio è più fitto, la tenebra più densa”, e “come un immenso campo dei pastori avvolto dalle tenebre è il pianeta colpito dal Covid-19, dove il dolore è davvero universale: il dolore provocato dal virus, ma anche il dolore svelato dal virus” perché incombono sulla terra “le tenebre della povertà, della fame e della sete, della guerra e della violenza, dell’abuso del creato e delle malattie”. Lo scrive mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, nel Messaggio per il Natale pubblicato sui settimanali diocesani “Nostro Tempo” e “Notizie”.
Eppure, in questa coltre ombrosa, annota il presule, irrompe “un angelo”, un “fascio di luce”. Il Signore, sottolinea Castellucci, “si rende presente attraverso tanti angeli in carne e ossa. Nell’ombra del dolore e della morte compaiono gli angeli della speranza, che si fanno prossimi. Angeli che nelle case, negli ospedali e nelle strutture per anziani e disabili lasciano trasparire dai loro occhi, sopra la mascherina, un sorriso lanciato ai familiari, agli ospiti e agli ammalati; angeli i cui volti compaiono sullo schermo del computer, nelle finestrelle dei collegamenti digitali, e si prodigano per educare, confortare, consolare, annunciare, pregare; angeli che suonano alla porta e lasciano sulla soglia una parola di saluto e di augurio insieme alla borsa degli alimenti; angeli che rendono sicure le strade, tengono aperti uffici, sportelli, laboratori, negozi, chiese; angeli che offrono tempo, energie, denaro, affetti per accendere la speranza nelle persone più fragili e ferite”. L’angelo annuncia ai pastori “il grande, unico e incredibile dono di Dio: il Figlio si fa uomo, l’Altissimo diventa bimbo, il Signore delle stelle spunta da una stalla. È necessaria questa luce dal cielo per solcare il buio del nostro cuore, per incoraggiare – conclude il presule – gli angeli della speranza a spargere raggi di luce, per dare conforto ai più fragili e riportarli a benedire la vita”.

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