Imprese: Istat, cassa integrazione misura più utilizzata per far fronte alle conseguenze dell’emergenza sanitaria. Smartworking e telelavoro per l’11,3%

Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni (Cig) o ad analoghi strumenti di sostegno dal lato del costo del lavoro, quali il Fondo integrazione salariale (Fis), rappresenta ancora la misura più utilizzata dalle imprese per fronteggiare gli effetti dell’epidemia Covid-19 (41,8% delle unità). Il fatto che tale strumento risulti oggi utilizzato in misura meno massiccia rispetto allo scorso maggio, quando riguardava il 70% delle imprese, è anche il riflesso del recupero dell’attività economica registrato nei mesi successivi al lockdown. Lo rende noto oggi l’Istat diffondendo il report “Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19”.
Stando ai dati diffusi, a fine novembre 2020, l’adozione di specifiche misure di gestione del personale a seguito dell’emergenza sanitaria riguarda oltre tre quarti delle imprese italiane con almeno 3 addetti (circa 754mila unità, che impiegano 11,1 dei 12,8 milioni di addetti complessivi dell’universo di riferimento); è una quota significativa ma inferiore a quella rilevata a maggio (che sfiorava il 90%). Il restante 25% (248mila imprese, con 1,7 milioni di addetti) non ha alterato le strategie di impiego dei lavoratori o ha trovato un nuovo assetto immediatamente dopo la fine del lockdown. “Questo insieme – viene spiegato – è composto prevalentemente da unità di piccola o piccolissima dimensione (meno di 50 addetti) che operano soprattutto nei comparti delle costruzioni e del commercio, e in alcuni settori industriali, quali prodotti petroliferi, altri mezzi di trasporto e filiera del legno-mobili”.
“Le altre misure di gestione del personale sono molto meno diffuse”, spiega l’Istat: la riduzione delle ore o dei turni di lavoro (o iniziative temporanee per ridurre il costo del lavoro) e l’obbligo delle ferie per i dipendenti sono state indicate rispettivamente dal 22,6 e dal 21,3% delle imprese. La rimodulazione dei giorni di lavoro, la formazione aggiuntiva dei lavoratori e il rinvio delle assunzioni riguardano una quota di imprese compresa tra circa il 13 e il 15%. Infine, alle modalità di lavoro a distanza (smart working e telelavoro) ha fatto ricorso l’11,3% delle imprese, una quota inferiore rispetto ai primi mesi della crisi sanitaria. “Nei mesi finali del 2020 – si legge – questa modalità di impiego potrebbe coinvolgere oltre la metà del personale dei settori di consulenza e direzione aziendale, editoria e trasmissione, pubblicità/marketing, telecomunicazioni, trasporto aereo e marittimo, e oltre il 60% di quello delle agenzie di viaggio, consulenza informatica, R&S, fornitura di personale”.

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