Guatemala: il vescovo assassinato Gerardi “rivive” in un docufilm. Pèrez Garrido (giornalista e collaboratore) al Sir, “sogno la sua beatificazione”

“Ho potuto vedere in anteprima solo una sintesi, ma mi pare di tratti di un eccellente lavoro, che farà vedere mons. Gerardi in Guatemala con una luce diversa e lo farà conoscere in tutto il mondo e a un pubblico solitamente lontano da queste notizie”. Così il sacerdote e giornalista Rigoberto Pérez Garrido, attualmente collaboratore dell’ufficio Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale guatemalteca, fino a poco tempo fa segretario esecutivo del dipartimento Comunicazioni sociali del Celam e in passato attivo nella diocesi del Quiché, commenta al Sir l’uscita, prevista per mercoledì, del docufilm “The art of political murder” (L’arte dell’omicidio politico), prodotto da George Clooney e dedicato a mons. Juan José Gerardi, ucciso a Città del Guatemala il 26 aprile 1998. Padre Pérez è stato collaboratore di mons. Gerardi anche nell’elaborazione del rapporto “Recupero della memoria storica” (Remhi). Nel Quiché, dopo la l’uccisione del vescovo, ha molto lavorato per conservare la sua memoria e per non far dimenticare la stagione della violenza nella regione e le stragi di massa degli indigeni, subendo egli stesso minacce. “Questa produzione ha il merito di mettere al centro una ‘periferia’, come dice Papa Francesco, in particolare il Quiché, dipartimento confinante con il Messico, con una forte presenza indigena, che patì un conflitto armato”. La sua uccisione fu il crimine contro un uomo che sognava un Guatemala diverso, come disse il 24 febbraio 1998 nella sua ultima omelia. È uno dei tanti martiri silenziosi che in America Latina hanno testimoniato il Vangelo e versato il loro sangue”.
Il sacerdote è convinto che il messaggio del vescovo Gerardi sia ancora più che mai attuale: “Aveva un progetto di ricostruzione del paese dopo la guerra civile. Certo, si trattava di riattivare l’economia, in un contesto di profonda ingiustizia, con l’accumulo di grandi ricchezze da parte di pochi, ma soprattutto pensava che fosse necessario ricostruire l’umanità, che servisse un approccio integrale, sociale, familiare, culturale. Un messaggio ancora valido. Sono stati fatti pochi passi in avanti, ancora oggi continua la violenza, il sistema non vuole aprirsi alla maggioranza del popolo. Come accadde per il terremoto del 1976, la pandemia ha messo in luce un sistema di salute inadeguato. L’accesso alla terra è ancora impossibile per gran parte della popolazione”. A padre Rigoberto resta un sogno, che come è accaduto per Romero, anche mons. Juan José Gerardi possa essere innalzato alla gloria degli altari: “Sarebbe l’ideale, purtroppo si tratta di vicende complesse, come si è visto anche per Romero. Per lungo tempo la memoria di Gerardi è stata falsata, ma come sappiamo la Chiesa è sostenuta dallo Spirito Santo. E sono convinto che solo la Grazia di Dio abbia potuto sostenerlo e che solo lo Spirito abbia potuto dargli il suo sguardo”.

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