Terra Santa: patriarca Pizzaballa al Sir, in ingresso al Sepolcro “porterò con me esperienza, ricchezza e intensità del tempo trascorso qui”

“Porterò con me tutta l’esperienza, la ricchezza e l’intensità di questo tempo trascorso in Terra Santa. Qui ho studiato, mi sono formato, muovendo i primi passi allo Studio Biblico, fino ad oggi. Porterò con me quello che sono, tutti i miei limiti e tutto quello che ho appreso vivendo in Terra Santa”. Con queste parole il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, descrive al Sir il suo prossimo ingresso solenne, il primo da patriarca, al Santo Sepolcro di Gerusalemme, fissato per il 4 e 5 dicembre. “Ho tratto molto dagli incontri avuti in questi anni con israeliani e palestinesi, con ebrei e musulmani, e in generale direi con i non cattolici. Ma più che da incontri istituzionali – aggiunge il patriarca, in Terra Santa dal 1990 – ho avuto molto da quelli più personali, con gruppi, movimenti, perché mi ha permesso di conoscere l’umanità che scorre dentro questo mondo che non è fatto solo di istituzioni e protocolli o di un passato faticoso con il quale fare i conti ma anche di tante persone che vogliono mettersi in gioco. Questa conoscenza mi ha insegnato molto, innanzitutto ad aprire gli orizzonti, a non giudicare ma soprattutto a cercare di comprendere tutto e tutti”. Nell’intervista mons. Pizzaballa delinea anche le prossime piste di lavoro: dopo il risanamento delle finanze del Patriarcato, “a buon punto ma non ancora completato”, sarà la volta dell’impegno pastorale. “Credo che la prima cosa da fare sia riavviare in tutta la comunità diocesana, molto variegata, il dialogo sulle prospettive pastorali. E in questo senso riuscire anche a dire una parola che rappresenti tutti nel contesto politico perché non possiamo essere esenti da questo. Come Chiesa siamo chiamati a dire una parola di senso dentro questa politica fragile e fluttuante”. “Non so se israeliani e palestinesi hanno bisogno della Chiesa – dichiara il patriarca – ma certamente dovremo, in questo contesto, far sentire la voce dei cristiani e di tutti coloro che vogliono costruire qualche cosa di positivo per il futuro”. Parlando del prossimo Natale, Pizzaballa ricorda che “sarà un Natale difficile e inedito soprattutto per la totale assenza di pellegrini causata dalla pandemia da Covid-19. La paura per un futuro ancora tutto da decifrare grava pesantemente sulle popolazioni della Terra Santa. Ad oggi ancora non conosciamo ancora le regole che governeranno questo tempo natalizio. Sappiamo che ci saranno restrizioni e che le feste saranno ridotte anche per la grave crisi economica indotta dalla pandemia specie nei Territori Palestinesi”. Tuttavia, conclude, “il Natale ci parla di un Bambino in carne ed ossa. Noi siamo quelli dell’Incarnazione. Ed è ciò che dobbiamo annunciare andando oltre le nostre paure”.

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