Lotta all’Aids: Medici Cuamm, “in Africa le più esposte sono le giovani donne. Non abbassiamo la guardia per il Covid”

“Sono giovani e donne le più esposte all’Hiv in Africa sub-sahariana”. In occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, che ricorre il 1° dicembre, mentre la pandemia mette alla prova i sistemi sanitari di tutto il mondo, Medici con l’Africa Cuamm lancia l’appello “per non trascurare gli effetti indiretti del Covid-19 e non dimenticare i milioni di persone che, in Africa come nel resto del mondo, continuano a rischiare la vita per un altro virus e un’altra epidemia, che ancora uccidono senza più fare notizia”.
Se le giovani donne sono le più colpite, “da loro bisogna partire per arginare la diffusione dell’Hiv in Africa”. Medici con l’Africa Cuamm lo fa “con diverse azioni: offrendo test e trattamento in tutti gli ospedali in cui è presente, formando il personale sanitario, ma anche promuovendo l’attivismo delle donne sieropositive, come accade a Beira, in Mozambico, con il gruppo Kuplumussana e di adolescenti di Geração Saudavel”.
A causa delle restrizioni dettate dall’emergenza sanitaria, tra aprile e luglio sono calati del 49% i test e del 41% gli incontri nei consultori aperti agli adolescenti, ma dopo la paura, anche grazie a nuovi approcci per mantenere un contatto con i pazienti, come il nuovo call center messo in piedi da Medici con l’Africa Cuamm, i numeri stanno lentamente tornando ai livelli pre-Covid di 32.000 consulenze e 7.000 test a trimestre.
“Le epidemie si vincono coinvolgendo le comunità – sottolinea don Dante Carraro, direttore di medici con l’Africa Cuamm – spiegando il problema e i rischi, valorizzando il ruolo del singolo per il benessere di tutti. Hiv, coronavirus, ebola: sono tutti virus ed epidemie che devono essere affrontati in maniera globale, ragionando come un’unica comunità, prendendosi cura dei più fragili, che sono più esposti e più a rischio. Per questo, anche se in questi mesi in Italia il nostro pensiero va subito al Covid-19, non possiamo abbassare la guardia ora sull’Aids e lasciare che la pandemia ci faccia tornare indietro sugli importanti progressi fatti in questi anni”.
A Beira, in Mozambico, dal 2005 le madri sieropositive del Kuplumussana (“donne che si aiutano a vicenda”, nella lingua locale Sena), sono in prima linea nelle attività di sensibilizzazione delle altre donne, nell’accogliere quelle che scoprono di essere sieropositive, nel mostrare loro che una vita senza vergogna è possibile. Geração Saudavel (“generazione consapevole”) è l’associazione parente di queste madri-attiviste: spesso composta dai loro stessi figli nati sieropositivi, raggruppa adolescenti impegnati nel fare sensibilizzazione tra i loro coetanei, con incontri nelle scuole, nei consultori, marce e teatro di strada.

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