Avvento: mons. Pizzaballa (Gerusalemme), “il tempo è attesa di un incontro che può avvenire se la vita è vissuta nella vigilanza”

“Vegliare è un modo di stare nella vita, un atteggiamento del cuore: è saper dar valore al tempo che ci è donato, stare nella vita consapevoli che stiamo attendendo qualcuno e che in questa vita entrerà il Signore; consapevoli che siamo in cammino verso una meta: l’incontro con Lui”. Ruota intorno a questo pensiero la meditazione al Vangelo della prima domenica di Avvento del patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa. Partendo dal brano di Marco (13,33-37) in cui risuona l’invito a vegliare, il patriarca spiega che “la vigilanza è l’arte del discernimento dei segni dei tempi. Il credente deve saper scrutare i segni dei tempi, è chiamato a porre attenzione alla realtà umana, ai fatti e agli avvenimenti del tempo in cui vive”. Discernere i segni dei tempi “significa cercare di comprendere dove la storia umana si incontra in qualche modo con il progetto di Dio”. “Addormentarsi, al contrario, non sarà altro che perdere questa consapevolezza, vivere come se non attendessimo nessuno, come se la storia fosse solo una serie di eventi che finiscono in sé stessi”. “Non è un caso – continua il patriarca – che l’anno liturgico inizi proprio con l’Avvento e con questo sguardo sul futuro: è importante iniziare da qui, mettere subito in chiaro dove stiamo andando, dove il Signore ci sta portando e dove ci attende. Solo con questo sguardo rivolto alla meta il cammino ha senso, ed è possibile stare nella vita in un modo nuovo. Il tempo è attesa di un incontro che può avvenire se la vita è vissuta nella vigilanza e nell’attesa. Gesù ci invita, insomma, a stare nel mondo in un modo nuovo, perché è vero che il compimento sta alla fine, ma è altrettanto vero che noi gustiamo già ciò in cui crediamo e verso cui camminiamo. È vero che il Regno deve ancora venire, eppure quel Regno che noi attendiamo è già in mezzo a noi. Il tempo presente diventa il luogo dell’incontro con Dio e questa consapevolezza ci spinge a fare il bene per sé stesso, a diventare operai attenti e laboriosi, servi svegli che sanno investire i talenti ricevuti. Questo modo di stare nella storia rende il cristiano un testimone”.

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