“Quello della pace non è un tema estraneo a Papa Leone”. Lo dice a Caritas italiana Manuel Huapaya Mendoza, segretario generale di Caritas Perù dal 2022. “Nel suo periodo di sacerdote missionario (prima a Chulucanas e poi a Trujillo tra il 1985 e il 1998), ha dovuto confrontarsi con coloro che fomentavano il terrorismo in Perù, soprattutto nel Nord dove operava”. Ma per lui, sottolinea Huapaya Mendoza, “la pace ha un significato molto più ampio, non è solo l’assenza di guerra, è anche il modo di vivere. L’ideale di vita che la Chiesa proclama è profondamente legato al concetto di pace. Capiamo bene che, quando Papa Leone parla di pace, il suo pensiero va ben oltre”.
Il nome scelto è un richiamo a Leone XIII, il Papa che con l’enciclica Rerum Novarum (1891) ha accolto la sfida della rivoluzione industriale e dato i primi strumenti allo sviluppo della Dottrina sociale della Chiesa a cui anche la Caritas si ispira. La Dottrina sociale è nel modo di agire dell’attuale Papa, conferma il segretario generale di Caritas Perù. “È sempre stato un uomo vicino alla gente, un missionario per vocazione, oltre che un pastore con grande chiarezza di pensiero e di azione. È sempre stato un uomo silenzioso, poco mediatico, ma con una grande sensibilità per chi soffre di più e si trova in situazioni difficili”.
Fin da giovanissimo, racconta Huapaya Mendoza, “la sua vocazione missionaria lo ha portato a essere presente nei luoghi più remoti del Paese, nelle periferie, e da lì a vivere la sua vocazione missionaria e sacerdotale”. Le sue priorità? “Prendersi cura di coloro che gli venivano affidati. Si è dedicato con grande attenzione alle persone migranti, ai campesinos. Soprattutto è stato loro vicino. Allo stesso modo si è preoccupato senza stancarsi per i suoi sacerdoti, affinché potessero svolgere adeguatamente il loro servizio pastorale”.
A Chiclayo, conferma il segretario generale, ha svolto il ruolo di presidente della Caritas diocesana, “esprimendo sempre un profondo apprezzamento per la missione della Caritas, riconoscendola come una manifestazione concreta dell’amore cristiano. La sua vicinanza ai poveri e la sua sensibilità alla sofferenza riflettono un impegno pastorale autentico e coerente. Con umiltà e fermezza, ha incoraggiato a vivere la carità non solo come un gesto di solidarietà, ma come un servizio trasformante ispirato dal Vangelo”. Così anche nel Consiglio direttivo di Caritas Perù “ha sempre portato la chiarezza del suo pensiero, la puntualità del suo servizio e la sua vicinanza di pastore”.
Mons. Guillermo Antonio Cornejo Monzón, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Lima, è presidente di Caritas Perù. Conosce bene Papa Leone. È lui che lo ha sostituito, come amministratore apostolico, fino alla nomina di un nuovo vescovo per la diocesi di Chiclayo.
Se gli si chiede un passo evangelico caro al nuovo Papa, non ha dubbi (come ha detto in un’intervista a Latina Noticias il 10 maggio): “Matteo, capitolo 25: ho avuto fame, ho avuto sete, ero straniero, nudo, malato, in carcere… Un uomo sempre impegnato per il prossimo, soprattutto con chi soffre di più”.

(Foto Caritas italiana)
Nella prima reazione social di Caritas Perù c’è già tutto: “Durante la sua missione in Perù, Papa Leone XIV ha lasciato più che solo parole: ha lasciato azioni. In tempi difficili come la pandemia Covid e il ciclone Yaku, ha promosso opere sociali, ha visitato i più vulnerabili, ha raggiunto i luoghi dove c’era più bisogno. Il suo lavoro di vescovo si è trasformato in cibo, riparo, istruzione e speranza. Una presenza che non solo ha toccato i cuori, ma ha anche cambiato le vite”.