Magistratura: Ciambellini (Csm) ricorda il vescovo Riboldi. “Sia per noi fonte continua di ispirazione nella lotta alla criminalità”

“La risposta giudiziaria ai fenomeni di criminalità non è sufficiente se non avvengono contemporaneamente profondi mutamenti della coscienza sociale. La memoria di quest’uomo e sacerdote, profondamente calato nella quotidianità dell’essere umano, sia per noi fonte continua di ispirazione”. Così il consigliere Michele Ciambellini ha richiamato la memoria di mons. Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra, durante il plenum del Consiglio superiore della magistratura che si è svolto oggi a Roma. Mons. Riboldi, è nato il 16 gennaio 1923 ed è morto nel 2017. È stato dal 1958 al 1978 parroco a Santa Ninfa nel Belice, nella diocesi di Mazara del Vallo, e poi vescovo di Acerra, in provincia di Napoli, dal 1978 sino al ’99.  “Terre martoriate dalla mafia e dalla camorra in cui don Riboldi è stato fulgido esempio di fede nella giustizia di Dio e di fiducia nella giustizia fatta dagli uomini di buona volontà – ha detto Ciambellini –. La sua azione in difesa dei diritti e della dignità dei più poveri lo portò all’aperta denunzia della criminalità organizzata,  suscitando una grande ondata di partecipazione e consapevolezza specialmente fra i più giovani. Pare sia stato lui a dire, prima ancora di don Giuseppe Diana nel Natale del 1991, ‘per amore del mio popolo non tacerò’. Ma fu anche pronto ad ascoltare i tanti detenuti che chiesero di parlare o di confessarsi con lui in occasione delle sue visite alle carceri”. “Ancora oggi il suo esempio è attuale – ha concluso il consigliere del Csm –: la risposta giudiziaria ai fenomeni di criminalità non è sufficiente se non avvengono contemporaneamente profondi mutamenti della coscienza sociale. La memoria di  quest’uomo e sacerdote, profondamente calato nella quotidianità dell’essere umano, sia per noi fonte continua di ispirazione”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia