Lampedusa: mons. Damiano (Agrigento), “sconvolti dalla morte del neonato. Aiutare l’isola a gestire flussi così massicci”

“Un ulteriore dramma che sconvolge e tocca le nostre corde emotive perché è un bimbo di soli 5 mesi. Al contempo dobbiamo pensare anche ai tanti che muoiono e non lo sappiamo. Perché poi quando si vede e si tocca l’impatto è diverso”: lo afferma oggi al Sir mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento, che ieri ha lanciato un appello alle istituzioni per chiedere di aiutare Lampedusa, un’isola allo stremo per il sovraffollamento dovuto agli sbarchi degli ultimi giorni. La notte scorsa, in prossimità del molo di Lampedusa, un barchino con a bordo decine di migranti si è capovolto e diverse persone sono finite in acqua, tra cui un neonato di pochi mesi, morto annegato. La salma è stata portata alla camera mortuaria del cimitero, a Cala Pisana. Dalla mezzanotte si contano 37 sbarchi, con un totale di 1.627 persone arrivate. 700 migranti sono stati nel frattempo imbarcati sul traghetto di linea verso Porto Empedocle. All’hot spot di Contrada Imbriacola ci sono ancora oltre 6.000 migranti. Al Molo Favarolo e in altri punti dell’isola ci sono gruppi di persone sotto il sole, in condizioni non dignitose, in attesa di una sistemazione. Ci sono stati anche alcuni momenti di tensione, poi rientrati. “Il mio appello – afferma l’arcivescovo di Agrigento – vuole unirsi al coro di chi si rivolge alle autorità regionali e nazionali perché si impegnino a garantire una gestione e un accompagnamento di questi flussi di migranti in transito che siano rispettosi della dignità della persona, di chi per disperazione e bisogno cerca rifugio sulle nostre coste. Così non va”. In più oggi è arrivata la notizia che Germania e Francia intendono chiudere le frontiere. “Lampedusa è considerata la porta d’Europa ma l’Europa ha le porte chiuse. Ma stiamo scherzando? La porta d’Europa chiusa? E’ grave – sottolinea mons. Damiano –. Non lasciare sola Lampedusa significa non lasciare sola l’Italia”. L’arcivescovo evidenzia che “le Ong non sono fattore di attrazione, semmai sono una ulteriore scialuppa di salvataggio che va ad integrare il sistema nazionale. Ci sono dati che dimostrano che le persone salvate dalle Ong rappresentano una percentuale molto bassa. Sono molti di più quelli salvati dalla guardia costiera”.

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