Ecumenismo: Sae, la pastora valdese Goss e il teologo cattolico Massaro hanno riflettuto su “Umano plurale, tra la Scrittura e l’oggi”

(Foto Laura Caffagnini per il Sae)

“Umano plurale, tra la Scrittura e l’oggi”. È il tema affrontato, durante la sessione di formazione ecumenica promossa in questi giorni ad Assisi dal Sae, della pastora valdese Ilenya Goss, medico, in servizio pastorale a Mantova, e del teologo cattolico Roberto Massaro, dell’Associazione teologica italiana per lo sviluppo della morale (Atism), di Bari.
Il filo conduttore è stato quello dell’ascolto: del mondo contemporaneo, delle scienze e della Bibbia. Massaro, parlando del modo di comunicare delle nuove generazioni, ha osservato: “Veniamo da una storia che ha visto cambiare il tema della sessualità, il modo di percepire la relazione sessuale e la famiglia. Il modello tradizionale di famiglia è in crisi, non è più univoco”.
Il teologo ha posto una premessa: il cambio di paradigma in teologia. Lasciare quello verticistico che nega la ragione delle scienze e assumere quello che Papa Francesco definisce modello circolare: fare teologia in una prospettiva interdisciplinare. Allo stesso tavolo siede ogni disciplina e ognuno offre il suo contributo per approcciarsi ai temi della differenza di genere e dell’umano plurale.
Ilenya Goss ha proposto una nuova ermeneutica che sia in grado di cogliere nel testo biblico l’intreccio di voci diverse ma anche le voci delle donne. E di mettere in luce senza infingimenti che l’orizzonte culturale tracciato dal testo biblico è di tipo patriarcale, la sua matrice culturale è un maschilismo di fondo, che quindi rende difficile fare emergere altre voci e altre prospettive. La teologa ha offerto un’esegesi approfondita di alcuni versetti dei primi due capitoli di Genesi mostrando che nel testo ci sono più fili. In Genesi 1 ci sono le parole “immagine e somiglianza” e “adam” come un essere umano “maschio e femmina”, mentre dal secondo capitolo questa parola, che richiama gli elementi della terra e del sangue, scivola verso un sinonimo di essere umano maschile, Adamo, che ha un derivato, Eva.
Al centro del discorso, ha spiegato la teologa, c’è la relazione. “L’essere umano a immagine di Dio è l’essere ontologicamente relazionale. Al principio è la relazione, però nel suo modo armonico deve essere realizzata diventando anche somiglianza. Tra Genesi 1 e 2 sembra che la relazione fallisca: Adamo dà il nome a Eva ma lei non parla. La relazione inscritta nell’essere umano è sempre esposta al fallimento. Lui parla di lei e la conosce come sua proprietà. L’espressione ‘Questa volta è carne della mia carne’ può essere letta in due modi antitetici: in positivo le parole del maschio che riconosce la sua omologa, oppure una visione del maschio che vede la femmina come qualcosa di assimilabile, non percepita come un essere ‘davanti’ come dice invece la Scrittura, cioè un limite”.
Riportando il discorso al Nuovo Testamento, Goss osserva che nella lettera ai Galati (3,27-28) Paolo di Tarso non sta annullando la differenza in un unicum indifferenziato ma sta dicendo che non ci sono più elementi discriminanti che generano una lotta di potere e un dispositivo che stabilisce che qualcosa è così per natura e obbliga a divieti. Riprendendo le parole del sottotitolo della sessione Sae – “Edificati insieme per diventare abitazione di Dio (Ef 2,22)” – siamo di fronte a un’umanità plurale in ogni forma di differenziazione.

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