Ecuador: Guayaquil, 31 morti durante rivolta carceraria. Esmeraldas, scuole e negozi chiusi per sparatorie, autobombe, attacchi in strade

Un Paese sempre più fuori controllo. Così appare l’Ecuador che, dopo l’omicidio del sindaco di Manta, Agustín Intriago, avvenuto domenica scorsa, ieri ha conosciuto un’altra giornata di violenza, soprattutto a Guayaquil ed Esmeraldas, sempre nella zona del Pacifico, ormai in preda agli scontri tra gruppi di narcotrafficanti, soprattutto tra i “Los Tiguerones” e i “Los Lobos”, a loro volta vincolati ai maggiori cartelli messicani.
A Guayaquil, città più popolosa del Paese, un vero e proprio esercito di 2.700 effettivi, tra militari e forze di polizia, è arrivato in città ed è entrato nel carcere del Litoral, dopo una rivolta e scontri tra bande durati quattro giorni. Coloro che sono entrati nella struttura si sono trovati davanti a uno spettacolo raccapricciante, e a un drammatico bilancio di 31 morti. Il Governo ha decretato lo stato d’emergenza per tutte le carceri del Paese.
Giornata di passione (e non è certo la prima volta, negli ultimi mesi) anche nel nord, a Esmeraldas. Uno scenario “messicano”, caratterizzato da sparatorie, detonazioni, autobombe, attacchi nelle strade e, anche in questo caso, scontri nel carcere. La direttrice dell’Educazione, Tania Obando, ha informato che per ordine del governatore Frickson Erazo e a causa del clima di insicurezza in città, le lezioni scolastiche sono state sospese in tutti gli istituti scolastici della città, sia ieri che oggi. Sui social network è circolato un video che mostra genitori, insegnanti e bambini di una scuola che cercano rifugio di fronte alle detonazioni. Le attività commerciali di Esmeraldas sono state chiuse per precauzione di fronte a questa ondata di eventi violenti. Il vicariato apostolico ha diffuso una preghiera speciale, per invocare la pace in queste ore così difficili.

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