Papa Francesco: a membri del Real Club Celta di Vigo, “quando lo sport perde la dimensione amatoriale si trasforma in una cosa commerciale”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Molte volte ho ripetuto che lo sport è motivo e occasione per riscoprire e promuovere molti valori della nostra società e, in questo senso, incontrarmi con un club ‘della Galizia’ è per me qualcosa che mi evoca tante esperienze che come argentino ho vissuta sulla mia pelle”. Lo ha detto, stamattina, Papa Francesco, ricevendo in udienza i dirigenti e i calciatori del Real Club Celta de Vigo (Spagna) in occasione del centenario della sua fondazione. I colori della divisa della squadra sono celeste la maglia e bianco per i calzoncini, i colori “della Vergine Immacolata” e anche “della maglia” della squadra argentina, “quasi come se nostra Madre avesse voluto incastonarsi tra le due sponde di questo grande oceano che, più che separarci, ci ha uniti perché non la dimenticassimo”. Il Pontefice ha, quindi riflettuto, sul “profondo significato” della divisa societaria, i colori segno della “protezione della Vergine” e l’emblema della croce di san Giacomo che “si innalza come uno stendardo di vittoria nella battaglia della vita”, colori e simbolo lasciati alle spalle anche dai “tanti migranti che giunsero in Argentina”.
“Tanto nello stadio come nella vita, le vostre armi, come la croce de Santiago che la presiede, sono questi piccoli gesti a cui a volte non diamo importanza: il vincere partendo dall’umiltà, il lavorare in squadra senza confidare solo sulle proprie forze, capendo che la vittoria è di tutti. Importante questo lavoro in squadra: quando nel mondo dello sport non si lavora in squadra, perdono tutti. È anche donarsi con generosità, senza lesinare sforzi, sapendo che sacrificarsi per l’altro quando necessario, allo stesso modo, è accettare che affrontare altre squadre serva a migliorare, ad imparare, a mettersi alla prova e testare tutto il nostro gioco”.
E, ha aggiunto il Santo Padre, “in questo senso, l’altro, più che un avversario degno di rispetto, è sempre un amico benvenuto. Se il nostro giovo e la nostra vita, coerentemente tra loro, danno questo esempio, saremo capaci di trasmettere, non la passione a colori che escludono, ma l’amore che rappresentano”. Le radici però “sono importanti, sono loro a darci il senso, le vostre ci parlano di una terra che non si chiude al fratello che giunge come pellegrino e a gente capace di lasciare tutto per lanciarsi ad affrontare le più alte imprese. Spirito di sana avventura e spirito di ospitalità fraterna”.
Papa Francesco ha concluso il suo discorso non senza menzionare un aspetto che ha definito “molto faticoso” e che pure “bisogna mantenere sempre, la dimensione di amateur”, un modo di recuperare “la storia poetica” dell’attività agonistica”: “Quando lo sport, in questo caso il vostro, perde questa dimensione amatoriale, di amateur, non ha senso, si trasforma in una cosa commerciale e semplicemente asettica, senza passione. Conservate, per favore, questa mistica amatoriale, Non perdete mai la dimensione amatoriale”.

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