Aree interne: mons. Repole (Torino e Susa), “si apre la necessità di nuove forme di presenza, con un modo nuovo di concepire il ministero dei presbiteri”

“Sappiamo bene che una delle grandi sfide che come Chiese stiamo vivendo è quella di ripensare alla forma della nostra esistenza in un contesto di fine del regime di cristianità, che ci vede sempre più quale minoranza. La forma di una presenza capillare a copertura di ogni angolo di territorio è oggi non rispondente più alla realtà, per diversi motivi: la contrazione numerica dei cristiani e, quindi, anche dei preti; la fine della civiltà contadina, che implicava una certa stabilità nei luoghi di residenza”. Lo ha sottolineato oggi l’arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, mons. Roberto Repole, andando verso il termine del suo intervento sul tema “Voltare pagina? L’esercizio del ministero ordinato nelle zone interne: per una riflessione teologico-pastorale” all’incontro dei vescovi delle aree interne, organizzato oggi e domani a Benevento su impulso dell’arcivescovo Felice Accrocca. Per il presule, “si apre la necessità di nuove forme di presenza, specie nei territori interni. Cosa che implica un modo nuovo di concepire il ministero dei presbiteri”.
“Il punto dirimente mi pare quello di non smarrire l’importanza di un ministero di presidenza dei presbiteri nell’orizzonte di una episcopé, senza per ciò sentirsi costretti a pensarla nella forma del sequestro e dell’assunzione di ogni possibile ministerialità”, ha concluso mons. Repole, tra gli applausi dei presenti.

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