Maternità surrogata: Corte europea dei diritti umani, ricorsi italiani inammissibili ma tenere conto dei diritti del bambino

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo si è espressa all’unanimità dichiarando inammissibili tre ricorsi contro lo Stato italiano sulla decisione di non trascrivere automaticamente nei registri dell’anagrafe i figli nati tramite maternità surrogata. Allo stesso tempo, però, la Corte ricorda che nella sentenza 3 del 2021 “la Corte Costituzionale ha espresso l’auspicio che il legislatore trovi una soluzione che tenga conto di tutti i diritti e gli interessi in gioco, adattando la legge esistente alla necessità di proteggere i bambini nati attraverso la Gpa (Maternità surrogata), vale a dire disciplinando l’adozione, se del caso, in modo più conforme alle caratteristiche specifiche della situazione in questione”. Inoltre, la Corte osserva che la Corte Costituzionale italiana, esaminando le questioni di costituzionalità relative allo stato civile dei bambini nati tramite Gpa (una pratica vietata dalla legge italiana), ha ricordato “la necessità che le autorità riconoscano i legami del minore con la sua famiglia in modo che il minore possa essere identificato legalmente come membro della famiglia in cui vive”. La Corte Costituzionale ha chiarito che “la posta in gioco in questo caso non erano i diritti genitoriali delle persone che si occupano del bambino, ma gli interessi del bambino, e ha ritenuto che tali interessi dovessero essere ponderati con l’obiettivo legittimo dell’ordinamento giuridico, che era quello di scoraggiare il ricorso alla Gpa, punibile penalmente”. I ricorsi ritenuti inammissibili dalla Corte Ue per i diritti umani sono i seguenti: https://hudoc.echr.coe.int/eng?i=001-225717https://hudoc.echr.coe.int/eng?i=001-225622; https://hudoc.echr.coe.int/eng?i=001-225716.

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