Funerali Flavia Franzoni: card. Zuppi, “un legame d’oro l’ha legata a Romano, erano l’uno la metà dell’altra eppure ognuno era se stesso”

“Un legame, il giogo dolce e leggero di cui parla il Vangelo. È un legame abbondantemente d’oro che ha legato Flavia a Romano e viceversa, legame dove si confonde la metà dell’uno e dell’altra, eppure dove ognuno era se stesso proprio perché insieme, dove si impara insieme, dove lo sguardo univa sempre, tanto che spesso sembrava che lei non ci fosse ma c’era, invece”. Così il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nell’omelia pronunciata in occasione dei funerali di Flavia Franzoni Prodi, celebrati oggi, solennità del Sacro Cuore di Gesù, a Bologna. “Legame dove tutti diventano belli perché pieni di amore ma legame che richiede quel trucco, come dice Romano, fondamentale che è la manutenzione – ha proseguito l’arcivescovo -. Ha funzionato. Fino alla fine e adesso si trasforma, la manutenzione, che è sempre necessaria e possibile! Il legame dei nostri legami, che li genera e li mantiene più di tutti, è quello con Gesù, vero compagno della nostra e della vostra vita, che è stato in mezzo a voi, dentro di voi, davanti a voi”.
Per il card. Zuppi, “è legame di amore che unisce Flavia a Giorgio e Antonio, alle loro famiglie, ad Alessandro, alla grande – non dico quanto le stelle del cielo, ma quasi – famiglia Prodi (fratelli, sorelle, zii, nonni e cugini di ogni ordine e grado). È legame che unisce alle sue e ai suoi nipoti, Chiara, Benedetta, Maddalena, Davide, Giacomo e Tommaso che, con curiosità, rispettoso e profondo affetto, con cui tutti ricordiamo, Flavia contemplava e ascoltava con tanto intelligente e libero cuore insieme ai loro amici”. “Una grande nonna. Insomma è il legame di amore che ci aiuta a capire quel giogo dolce e leggero di Gesù, legame di amore che rende pieni i nostri, al di là di noi, che unisce terra e cielo, presenti anche quando il male sembra spezzarlo e rende amara e atroce l’assenza. È il legame che vince la nostra solitudine, ogni solitudine, perché niente – ha concluso l’arcivescovo – ci può separare da Gesù e da quanti vivono con lui”.

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