Colombia: rapporto Onu “condanna” repressione dello Stato nel 2021. Morsolin (esperto diritti umani), “eccessi continuano ancora oggi, anch’io costretto a ricorrere a cure mediche”

“Siamo preoccupati per l’evidente abuso del diritto penale e del potere di controllo dello Stato per perseguire le persone che esercitano il loro diritto di riunione pacifica” e per “la criminalizzazione di persone che esercitarono i loro diritti di libertà di associazione e riunione”. Si esprime così il rapporto delle Nazioni Unite, diffuso la scorsa settimana, dedicato alle azioni del sistema giudiziario colombiano e delle forze durante le proteste per lo sciopero nazionale del 2021. Il rapporto si rivolge al Governo colombiano ed esprime preoccupazione per la presunta stigmatizzazione di leader sociali, difensori dei diritti umani e diversi reporter nel corso delle manifestazioni. È stata espressa preoccupazione anche per l’uso di leggi e concetti giuridici “indeterminati e astratti” nel diritto penale e per una “interpretazione estremamente ampia” del reato di terrorismo per “perseguire e processare i manifestanti”.
Anche se, nel frattempo, nel Paese il Governo è cambiato, non mancano, in effetti, situazioni che confermano le parole del rapporto, come afferma da Bogotá Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina: “Il 23 marzo scorso, qui a Bogotá, alle cinque del pomeriggio stavo camminando per entrare all’Università Nazionale, su invito del vescovo messicano Raul Vera, quando sono stato testimone dell’uso indiscriminato della forza della polizia speciale Esmad, condannata dai cinque relatori Onu. Ai sassi lanciati da una dozzina di giovani incappucciati all’interno della principale università pubblica, barricati alla porta della calle 26, sono diventati la giustificazione per accendere la violenta repressione della polizia che, di fronte ai miei occhi, ha lanciato una quantità impressionante di gas lacrimogeni e gas al peperoncino. In tutta velocità sono intervenuti tre veicoli blindati che hanno ‘sparato’ acqua orticante e gas, provocando la chiusura per motivi di sicurezza dell’ateneo. Pur stando a 70 metri dalla porta della calle 26, sono dovuto ricorrere a cure mediche per una crisi respiratoria che ho personalmente sofferto a causa dei gas lacrimogeni”.
Lo scenario di conflitto urbano ha impedito lo svolgimento del seminario sulla crisi globale e le alternative popolari, promosso dal Servizio cristiano internazionale di solidarietà con i popoli dell’America Latina (Sicsal) “Oscar Romero”, che si è riunito per una settimana nella capitale colombiana. “La viceministra dell’Interno per il dialogo sociale, l’uguaglianza e i diritti umani, Lilia Solano, ha proposto al Sicsal di far parte di un Gruppo di riferimento internazionale per il dialogo sociale, un invito che ci onora e ci impegna in solidarietà con il popolo colombiano”, afferma mons. Raul Vera, vescovo emerito di Saltillo e presidente del Sicsal.

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