Naufragio nel Crotonese: Save the children, dal 2019 morte più di 8000 persone, il 20% erano bambini. “Perché non ci sono vie legali e sicure”

La mancanza di vie legali e sicure per chi fugge da conflitti, violenza o povertà estrema, cercando di raggiungere la salvezza in Europa, continua ad essere causa di morte per tanti bambini e famiglie, come è accaduto ieri per le vittime e i dispersi del terribile naufragio a poche miglia dalla costa calabrese. Come sottolinea oggi Save the children, dal 2019 più di 8.000 persone su circa mezzo milione sono morte o rimaste disperse sulle rotte del Mediterraneo verso l’Europa, e tra coloro che sono arrivati in Europa il 20% era costituito da bambini. In Italia, il decreto in materia di gestione dei flussi migratori, convertito in legge qualche giorno fa al Senato limita ulteriormente le capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, e la linea restrittiva adottata dall’Ue e dagli Stati Membri rispetto agli ingressi dei migranti, uomini, donne, famiglie e bambini li espone continuamente al rischio di perdere la vita solo perché cercano protezione o un futuro, come è purtroppo successo ieri di fronte alle coste italiane. “Le drammatiche testimonianze dei sopravvissuti, anche giovanissimi, a questo ennesimo terribile naufragio, che hanno visto morire padri, madri, fratelli e sorelle, sono un unico grido di aiuto rivolto all’Italia e all’Europa, perché mettano fine a questa scia di morte e disperazione. Chiediamo oggi con ancora più forza un’assunzione di responsabilità condivisa in Europa e tra gli Stati membri per mettere in campo subito un sistema adeguato di ricerca e salvataggio delle persone in pericolo in mare e per perseguire l’obiettivo di garantire vie sicure e legali per l’ingresso in Europa”, ha dichiarato Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save the children Italia presente a Crotone, dove gli operatori dell’organizzazione, in collaborazione con l’Unicef, sono attivi dai primi momenti per fornire supporto e assistenza ai minori sopravvissuti nel naufragio.

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