Quaresima: mons. Vezzoli (Fidenza), “Non è il cristianesimo ad essere giunto al tramonto, bensì i cristiani che hanno rinunciato a riconoscere la loro identità”

“Cristianesimo al tramonto?”: ruota intorno a questa domanda il messaggio quaresimale del vescovo di Fidenza, mons. Ovidio Vezzoli, diffuso oggi. “Qualcuno afferma che, ormai, dopo l’esperienza della pandemia che ha coinvolto l’intero pianeta terra, immersi in una crisi economica che non sembra avere termine, prigionieri della follia di molteplici conflitti, anche il panorama del cristianesimo è mutato considerevolmente” scrive il presule che annota anche i segni “impietosi che sono sotto gli occhi di tutti” di questo presunto tramonto del Cristianesimo. L’elenco è lungo e provocatorio: “le assemblee liturgiche domenicali formate da persone anziane e sempre più diradate; la latitanza delle giovani generazioni che frequentano ormai le cattedrali alternative costituite dai centri commerciali; alle parrocchie è chiesto sempre di più di essere agenzie che erogano servizi religiosi a richiesta e possibilmente brevi, gratuiti, senza impegno di cambiamento di vita; la catechesi per i ragazzi dell’Iniziazione cristiana si riduce ad un incontro caratterizzato da dinamiche di gruppo a sfondo sociologico nella cornice di una aggregazione umana dall’evidente risvolto di servizio sociale, dove Gesù e la Chiesa permangono come illustre e sconosciuto ricordo di un passato infantile e ingenuo; la catechesi degli adulti è relegata a qualche evento sacramentale straordinario oppure è correlata a qualche eccezione folkloristica da sagra, in cui la dimensione religiosa funge da prassi assolutoria; si diffonde in modo evidente il costume di frequentare le chiese per occasioni circostanziate e legate ad un interesse individuale (funerali, benedizione della gola, del sale, degli animali, degli attrezzi agricoli …), il tutto corredato da un’enfasi rituale che non ha eguali; altrove si impiegano energie nella pastorale del turismo religioso che riduce le comunità parrocchiali ad essere agenzie che organizzano il tempo libero a tratti corredato da un alone di spiritualità confortevole e appagante”.
Si tratta di “un quadro scomodo” ammette mons. Vezzoli, “scomodo perché reale e perché ci provocano ad un cambiamento di mentalità pastorale ovvero ad una conversione autentica”. La situazione di gravità reale descritta, insiste il vescovo, “risiede proprio nella rassegnazione che mortifica ogni speranza e introduce un modo di pensare e di vivere correlato alla barbarie e al disgusto della vita propria e degli altri. Non è il cristianesimo ad essere giunto al tramonto, bensì i cristiani che hanno rinunciato a riconoscere la loro identità e il senso della missione ad essi affidata”. In particolare il riferimento del presule va a “una certa generazione di credenti ancorati sull’arroganza della fede e che hanno dimenticato la correlazione discepolato-servizio per la causa dell’evangelo”. Tuttavia, è il pensiero di mons. Vezzoli, è proprio “in questo tempo difficile” che “si nascondono opportunità inaspettate che non ci possono trovare impreparati e distratti. Oggi i cristiani hanno ancora una parola da annunciare e da testimoniare con le loro povere vite, perché non si tratta di una parola umana legata alle convenienze, collusa con la complicità di amicizie con i potenti di questo mondo e nemmeno prigioniera della ricerca del prestigio personale a tutti i costi nel tentativo di riconquistare il terreno perduto. I cristiani oggi ancora sono chiamati ad essere “il sale della terra, la luce del mondo, la città posta sul monte”. La Quaresima “sta davanti a noi come tempo di grazia in cui è possibile ricominciare a guardare in alto, senza disattendere gli appelli di una umanità affannata e disorientata, che cerca la verità e il senso della vita oltre ogni effimera gioia momentanea”.

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