Quaresima: mons. Solmi (Parma), “denudati di tante illusioni, il digiuno riporta all’essenziale”

“Arriviamo così in Quaresima denudati di tante illusioni, provati anche nella nostra persona, richiesti di una luce di speranza anche come Chiesa. Digiuno, preghiera, elemosina si spacchettano subito dalla consuetudine e diventano strade da prendere nel segreto della propria camera e nell’agorà di città e paesi, che hanno bisogno di vedere (sì di vedere!) cose diverse dall’oppio di manifestazioni assurde, di richiami stereotipati, di polemiche politiche”. Lo scrive il vescovo di Parma, mons. Enrico Solmi, nell’editoriale pubblicato da “Vita Nuova – Parma Sette”, pubblicato ieri.
Il presule si sofferma su questi tre aspetti della Quaresima: “Il digiuno, che riporta all’essenziale della vita e mi interroga su quello che conta veramente e che non può essere mai ceduto, il digiuno che nello stesso tempo è allenamento per capirlo e per perseguirlo; la preghiera che porta davanti a Dio e mette Dio nella vita sociale che non lo cita, lo evita e che lo cerca affannosamente nelle cose da lui create, che fa di realtà importanti il suo surrogato, quasi che loro sole avessero il diritto di esistere; l’elemosina, che rende credibile il digiuno e la preghiera. Perché non azione falsa e paternalistica, ma la misericordia che si fa storia come stile di vita, accomuna chi dà e chi riceve, si traduce in scelte precise, punte che mergono di uno stile di vita che non smette di lievitare”. Spostando l’attenzione sulla “cenere dal capo”, mons. Solmi evidenzia che “deve scivolare dentro al cuore, nel cui specchio guardiamo noi stessi senza maschere e da lì rinnoviamo la coscienza comune di essere Chiesa”. “Comunità che – perché va all’essenziale, prega, è misericordiosa – è gioiosa e può attrarre non a sé, ma al Signore Gesù, che ci porta con Lui nel deserto delle tentazioni, sul monte della Trasfigurazione, fino alla mattina di Pasqua, passando dalla croce che è quella di tante donne e uomini, ma che può fiorire anche per loro. Ritroviamoci con il capo profumato dalla cenere”.

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