Striscia di Gaza: Oxfam, “bene pausa umanitaria ma situazione troppo grave, serve un cessate il fuoco permanente”

“Il rilascio di 50 ostaggi israeliani e di altra nazionalità e la pausa concordata oggi tra Hamas e il Governo di Israele, che secondo quanto appreso sarà di almeno quattro giorni fino ad un possibile prolungamento a sei, è una buona notizia. Questo accordo concede alle famiglie di entrambe le parti il tempo necessario per ritrovarsi con i propri cari e piangere coloro che hanno perso. Sarebbe però ottimistico vedere in questo accordo, l’inizio di un percorso che possa portare ad un cessate il fuoco permanente. Una soluzione che purtroppo sembra ancora lontana, ma che deve restare la priorità”. Lo afferma Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia, commentando l’annuncio del rilascio di ostaggi in cambio di una pausa umanitaria a Gaza. La pausa dai bombardamenti incessanti e dalla distruzione, che sta causando tanta sofferenza a più di 2 milioni di palestinesi, consentirà solamente la consegna dei primi aiuti umanitari, ma non più di questo, rileva Oxfam. “I prossimi giorni si esauriranno in un disperato sforzo umanitario che allevierà solo in minima parte le immani sofferenze che stanno vivendo i civili palestinesi – continua Pezzati –. Per poter mettere in campo la risposta umanitaria necessaria, dopo oltre 1 mese di guerra, non ci sono pause abbastanza lunghe, né corridoi abbastanza ampi per fare fronte alla gravità della situazione. Purtroppo questo è un altro giorno senza progressi verso l’unica soluzione che conta davvero: la fine di questo orribile spargimento di sangue. Per questo lanciamo un appello urgente alla comunità internazionale e al Governo italiano, perché esercitino tutte le pressioni diplomatiche necessarie a raggiungere un cessate il fuoco duraturo, che garantisca l’ingresso senza ostacoli degli aiuti umanitari a Gaza sia da Israele che attraverso l’Egitto, comprese le vitali forniture di carburante”. L’auspicio è che tutto questo sia il primo passo verso la ripresa del processo di pace.  “È fondamentale avviare un percorso che affronti il nocciolo del conflitto: porre fine alla prolungata occupazione militare israeliana dei territori palestinesi e al blocco di Gaza, garantendo al contempo il rilascio di tutti gli ostaggi – conclude Pezzati -. Questo processo deve sostenere i diritti civili, politici e umani dei palestinesi e il loro diritto all’autodeterminazione e all’uguaglianza. Sebbene una tregua permetta di piangere e seppellire i morti, non ricostruisce le case, né ripristina i diritti della popolazione di Gaza, che rimangono soffocati dall’assedio. È cruciale arrivare ad una soluzione politica che garantisca un futuro di pace sia per i palestinesi che per gli israeliani”.

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