Nicaragua: mons. Báez, vescovo in esilio a Miami, riceve Medaglia per il servizio alla democrazia. “Testimonianza della resilienza collettiva del popolo”

Mons. Silvio Báez, vescovo ausiliare di Managua, che vive attualmente in esilio, a Miami, ha ricevuto la Medaglia per il servizio alla democrazia dell’istituto statunitense National Endowment for Democracy, in nome della resilienza collettiva del popolo nicaraguense e dell’impegno incrollabile della Chiesa cattolica in Nicaragua per difendere la libertà, la pace e la giustizia. “Questa onorificenza non è solo un onore personale, ma una testimonianza della resilienza collettiva del popolo nicaraguense e dell’impegno incrollabile della Chiesa cattolica del Nicaragua nel difendere la libertà, la pace e la giustizia”, ha dichiarato mons. Báez nel corso della cerimonia.
Secondo il vescovo, “nel corso della storia, il popolo del Nicaragua ha dimostrato un coraggio eccezionale di fronte a sfide immense. Abbiamo affrontato il dominio oppressivo di una dittatura brutale e abbiamo assistito alla lenta erosione dei valori democratici, fino alla loro completa scomparsa”. Va, inoltre, riconosciuto l’impegno della Chiesa cattolica in Nicaragua, attualmente perseguitata dalla dittatura. “È sempre stata un rifugio sicuro per i poveri e gli oppressi e continua a essere un faro di speranza nella società. Oggi offro questa medaglia come tributo allo spirito profetico della Chiesa cattolica nel mio Paese”.
Nel suo discorso, mons. Silvio Báez ha sottolineato la testimonianza del vescovo Rolando Álvarez, attualmente in carcere, dopo essere stato condannato a 26 anni di reclusione e aver rifiutato la deportazione in esilio. Ha inoltre chiesto la sua immediata liberazione. “Il suo impegno pastorale è un segno della forza duratura della missione profetica della nostra Chiesa. Ancora una volta stasera, chiedo con urgenza il suo rilascio immediato e incondizionato”. Il vescovo ha colto l’occasione per chiedere alla comunità internazionale di agire rapidamente e con decisione per aumentare l’effettiva pressione diplomatica sul regime nicaraguense.

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