Schiavitù: da Silva Gonçalves, “Chiesa in prima linea nella condanna. Per eliminarla serve impegno coraggioso di tutti”

“Eliminare la schiavitù contemporanea, il traffico di esseri umani e il lavoro forzato è un’esigenza morale che richiede risposte urgenti e articolate”. Lo scrive Nuno da Silva Gonçalves, neo direttore de La Civiltà Cattolica, nel quaderno n. 4.160 in uscita sabato e come di consueto anticipato al Sir. Il gesuita riconosce che il cristianesimo, per molti secoli, “ha accettato la schiavitù come una realtà propria della maggior parte delle società” e che “solo lentamente la Chiesa si è allineata con i movimenti abolizionisti”.  A differenza di quella “storica”, osserva, la schiavitù odierna è “del tutto illegale e universalmente condannata. In comune c’è il fatto che tutte e due costituiscono un attentato alla dignità umana di chi le subisce e portano al logoramento della dignità umana di chi le sfrutta. Nella condanna di questa schiavitù dei nostri giorni, la Chiesa cattolica si trova, senza equivoci ed esitazioni, in prima linea, come vediamo nei pronunciamenti degli ultimi Pontefici e, in particolare, nell’insistenza con cui Papa Francesco riprende questo tema”.
Eliminare la schiavitù contemporanea, il traffico di esseri umani e il lavoro forzato, l’analisi del gesuita, “è un’esigenza morale che richiede risposte urgenti e articolate. Di fronte agli interessi economici sottostanti, che raggiungono cifre inimmaginabili, si richiede un impegno coraggioso e condiviso da parte delle organizzazioni internazionali, degli Stati, delle religioni e dei singoli cittadini, con al centro la difesa della dignità umana in ogni circostanza. Oltre alle leggi efficaci, alla vigilanza e alla repressione, si richiede un lavoro di sviluppo umano integrale, che combatta le radici di una tragedia immane che non possiamo ignorare”. “Di questa tragedia – al contrario della schiavitù storica – non siamo esenti dal condividere personalmente la responsabilità”, conclude da Silva Gonçalves.

 

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