Immigrazione: Fond. Moressa, 2,4 milioni di lavoratori immigrati in Italia, producono il 9% del Pil. Il 28,9% tra il personale non qualificato

Sono 2,4 milioni i lavoratori immigrati in Italia, che producono 154 miliardi di Pil (il 9% del totale). L’incidenza sul Pil aumenta sensibilmente in agricoltura (15,7%) e in edilizia (14,5%). Sono previsti altri 574mila ingressi per lavoro tra il 2023 e il 2026. “Ma il fabbisogno di manodopera rimane alto a causa di crisi demografica e gap di competenze”. Sono i principali dati che emergono dal Rapporto annuale 2023 sull’economia dell’immigrazione, curato dalla Fondazione Leone Moressa e presentato oggi a Roma. Nel 2022 sono stati 338mila i permessi di soggiorno rilasciati dall’Italia, picco massimo dell’ultimo decennio. In ripresa, soprattutto, gli ingressi per lavoro, che rappresentano quasi un quinto del totale. I 67mila ingressi per lavoro del 2022 sono frutto del Decreto Flussi 2021 (Governo Draghi) e sono dunque destinati ad aumentare nei prossimi anni a seguito dei Decreti del Governo Meloni, che ha previsto 122mila ingressi per lavoro nel 2023 e 452mila nel periodo 2024-2026. In Europa, i Paesi con più immigrati per lavoro sono Polonia, Spagna e Germania. In Italia, il rapporto tra ingressi per lavoro e popolazione residente (11,3 ogni 10mila abitanti) rimane inferiore rispetto alla media Ue (27,4). Il primo canale d’ingresso in Italia, infatti, rimane il ricongiungimento familiare (38,9% del totale). Dopo la flessione dovuta alla pandemia, il tasso di occupazione degli stranieri (60,6%) torna a superare quello degli italiani (60,1%), pur rimanendo al di sotto dei livelli pre-Covid. Gli occupati stranieri sono 2,4 milioni e si concentrano nei lavori manuali: l’incidenza degli stranieri, infatti, è mediamente del 10,3% sui lavoratori totali, ma raggiunge il 28,9% tra il personale non qualificato.

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