Benedetto XVI: mons. Moraglia (Venezia), “ha espresso una fede ‘intelligente’ in dialogo con la modernità e distante da relativismo e politicamente corretto”

“Vedere e indicare Gesù, fare posto a Lui come unico e vero Salvatore, è stato il filo rosso che ha accompagnato la vita di Benedetto XV”, una “figura luminosa nella sua mitezza, umiltà e forza”. Lo ha detto il patriarca di Venezia Francesco Moraglia nell’omelia della messa di suffragio per il Papa emerito Benedetto XVI celebrata questo pomeriggio nella basilica cattedrale di San Marco. Forse, ha aggiunto Moraglia, “proprio questo ha tanto colpito il popolo santo di Dio che, in queste ore, sta facendo la fila per rendere omaggio alla sua salma sorprendendo molti per il numero delle persone e la partecipazione spirituale”.

Benedetto XVI ha valorizzato “due virtù che è difficili far coabitare nella stessa persona e che pochi incarnano: la mitezza, che può cadere nella fragilità, e la fortezza, che, invece, può tramutarsi in imperio. In lui, invece, mitezza e forza si sono unite, quasi fuse, attraverso l’intelligenza e l’autorevolezza della sua persona”. Egli, la sottolineatura di Moraglia, “ha saputo esprimere una fede ‘intelligente’, capace di condurre a pienezza la nuova umanità che nasce e fiorisce nel sacramento del battesimo, ovvero la vita in Cristo risorto che attraversa tutte le dimensioni dell’umano riconoscendo e potenziando logos, nomos, pathos ed ethos, ossia ragione, legge, affetti, etica, mai disattendendo il retto rapporto tra giustizia e carità così ben delineato nella parte dell’enciclica Deus caritas est dedicata alla dottrina sociale”.
Per questo, ha proseguito il patriarca di Venezia, “legittimamente, e con fondate basi, illustri esponenti della Chiesa (e non solo) ne hanno parlato come di un autentico e autorevole ‘dottore della Chiesa’, riconoscendo il grande valore dell’apporto culturale e teologico che Joseph Ratzinger ha saputo fornire”. Il suo “contributo al dialogo con la modernità in un’epoca, come la nostra, segnata dal ‘pensiero debole’ è stato fondamentale e, soprattutto, senza reticenze, timori, complessi d’inferiorità e portato avanti con determinazione e coraggio, sapendo anche – quando era il caso – prendere chiaramente le distanze dalla dittatura del relativismo e del politicamente corretto”, ha concluso Moraglia.

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