Perù: 17 morti nelle proteste ieri nella regione di Puno. Vescovi al Governo: “Fermare con urgenza la violenza e le morti, da qualunque parte provengano”

Almeno 17 persone sono rimaste uccise in Perù a Juliaca, nella regione sudorientale di Puno, in seguito agli scontri tra le forze dell’ordine e i cittadini che chiedevano le dimissioni della presidente Dina Boluarte, la chiusura del Congresso e nuove elezioni. Migliaia di manifestanti (novemila secondo il Governo) hanno cercato di occupare l’aeroporto, cosa che la Polizia ha tentato di impedire. Dopo settimane in cui le proteste sembravano essersi attenuate, la violenza torna dunque a piombare sul fragilissimo assetto democratico peruviano, citato ieri dal Papa durante il suo discorso al Corpo diplomatico. E ciò accade proprio nel giorno in cui si riuniva a Lima il primo forum dell’Accordo nazionale alla presenza della presidente Boluarte e, tra gli altri, di mons. Miguel Cabrejos, presidente della Conferenza episcopale peruviana. Su quanto accaduto nella regione di Puno si è subito espressa la Conferenza episcopale peruviana: “Condanniamo profondamente la morte dei connazionali, oltre al ferimento di civili e agenti di polizia, avvenuti oggi nella regione e nel dipartimento di Puno, nel contesto di scontri durante lo svolgersi delle proteste cittadine. Porgiamo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie dei fratelli defunti e la nostra vicinanza pastorale ai feriti”. Proseguono i vescovi peruviani: “Ci dispiace anche che questi eventi si siano verificati, da un lato, in conseguenza della distorsione del diritto alla protesta, ricorrendo a illegalità; e, dall’altro, per l’eccessivo uso della forza. Entrambe le situazioni sono riprovevoli e in entrambe è necessario individuare tempestivamente i responsabili. Dobbiamo distinguere le affermazioni giuste da altre che non consentono un dialogo razionale. Non possiamo lasciare che il Perù venga distrutto dalle nostre stesse azioni, o che cada in un baratro istituzionale”. Da qui, la ferma richiesta: “Chiediamo al Governo di fermare con urgenza la violenza e le morti da qualunque parte provengano; alla Procura della Repubblica e alla Magistratura indagare e sanzionare; e, al Congresso, di prendere le decisioni necessarie per la situazione e la pace sociale del Paese. Camminiamo insieme per costruire la pace nel nostro amato Perù”.

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