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Parlamento Ue: risoluzioni sul rispetto dei diritti umani a Hong Kong, Brasile e Tagikistan. Alla Cina, “ritirare accuse al card. Zen”

Plenaria a Strasburgo (Foto SIR/European Parliament)

(Strasburgo) Il Parlamento europeo condanna gli arresti del card. Joseph Zen, “uno dei maggiori sostenitori del movimento pro-democrazia di Hong Kong, e degli altri quattro amministratori dell’Humanitarian Relief Fund (che fornisce sostegno umanitario e finanziario alle persone ferite, arrestate o minacciate durante le proteste contro la legge sull’estradizione)”. Una risoluzione in tal senso è stata votata oggi in plenaria a Strasburgo. I deputati sottolineano che “queste e simili azioni repressive, come la chiusura di oltre 60 gruppi della società civile, costituiscono un attacco alle libertà garantite dalla legge fondamentale di Hong Kong, inclusa la libertà di religione o di credo. Sono anche sintomatici dei continui sforzi della Cina per distruggere sistematicamente gli ultimi resti dell’autonomia e delle libertà di Hong Kong e per reprimere il movimento pro-democrazia”. La risoluzione esorta le autorità di Hong Kong a ritirare tutte le accuse contro il card. Zen e gli altri quattro amministratori – Cyd Ho, Denise Ho, Hui Po-Keung e Margaret Ng – e a rilasciare Cyd Ho.
Con un altro documento gli eurodeputati “condannano fermamente il brutale assassinio di difensori dell’ambiente e dei diritti umani e degli indigeni in Brasile, più recentemente l’uccisione del giornalista britannico Dom Phillips e dell’attivista brasiliano Bruno Pereira”. Chiedono alle autorità brasiliane di condurre “un’indagine esauriente, imparziale e indipendente su questi omicidi e di garantire che rispettino sempre il pieno rispetto del giusto processo”. La risoluzione denuncia anche le crescenti violenze, attacchi e molestie contro i difensori dei diritti umani e dell’ambiente, le popolazioni indigene, le minoranze e i giornalisti nel Paese.
Inoltre il Parlamento condanna “fermamente la violenta repressione delle autorità tagike contro manifestanti, giornalisti, blogger, avvocati e attivisti a seguito delle manifestazioni nella regione autonoma del Gorno-Badakhshan del Paese nel novembre 2021 e nel maggio 2022”. Esprime inoltre “grave preoccupazione per il deterioramento della situazione dei diritti umani nell’area, chiedendo la fine della repressione della minoranza locale di Pamiri e la loro protezione”.

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