Il Ponte d’Oro: “Un’estate con Pinocchio” sulla rivista missionaria per ragazzi. Dall’Ucraina la bambina che ama la danza classica

“Un’estate con Pinocchio” è lo slogan di copertina del numero estivo della rivista per ragazzi “Il Ponte d’Oro”, edita dalla Fondazione Missio (www.missioitalia.it). Ed è anche il titolo del dossier che vuole offrire idee per giochi, attività, preghiere in compagnia del “burattino di legno” più conosciuto al mondo. Luglio e agosto sono, infatti, i mesi del riposo, delle letture, dell’aria aperta, delle avventure, del divertimento: il mensile, ideato e scritto a misura di bambino, può essere usato in famiglia, in parrocchia, al Grest, al campo scuola. Cosa c’entra Pinocchio con una rivista missionaria? Intanto – fanno notare dalla redazione – il libro di Carlo Collodi è il più tradotto al mondo, dopo la Bibbia. Ma non solo: spesso le edizioni dei Paesi più lontani sono uscite grazie all’interessamento di missionari italiani che si sono preoccupati di tradurre in lingue locali le avventure del burattino. Come è accaduto per quella in swahili, dal titolo “Mambo yaliyompata Pinokyo” (che letteralmente significa “Fatti accaduti a Pinocchio”), tradotta nel 1957 da padre Serafino Bella Eros, missionario che operava nel territorio dell’attuale Tanzania. Inoltre, le illustrazioni di edizioni africane, asiatiche o arabe hanno la caratteristica di rappresentare i protagonisti della fiaba modificandone l’aspetto originario. Qualche esempio? Nel libro in swahili sopra menzionato, Pinocchio e Geppetto appaiono con i capelli neri, crespi, proprio come sono quelli degli africani che vivono in Tanzania. Nell’edizione vietnamita uscita nel 1952 e intitolata “Thang nguòi go”, Geppetto, Mastro Ciliegia e la Fata hanno i lineamenti propri dell’etnia Viet, la più diffusa nel Paese asiatico. E ancora: nell’edizione indonesiana “Pinokio” del 1954, al posto della volpe (non presente nell’emisfero australe, eccetto che in Australia dove è stata importata dagli inglesi), compare uno strano animale, irriconoscibile. “Questo processo, che mira a rendere familiari al lettore i protagonisti della fiaba modificandone l’aspetto originario, viene praticato spesso anche in ambito missionario quando si cerca di preservare nei riti di fede le caratteristiche di una particolare cultura: ciò si chiama inculturazione”, spiega il dossier.
Un richiamo speciale del numero estivo della rivista è dedicato al Festival della Missione, kermesse che si terrà a Milano dal 29 settembre al 2 ottobre prossimi, dal titolo “Vivere perDono”. L’editoriale presenta ai ragazzi l’evento in programma: “Saranno quattro giorni di festa, con tante occasioni per incontri, cultura, preghiera… tutti attorno alla missione, cioè alla testimonianza del Vangelo di Gesù in ogni angolo del mondo. Proprio come fanno i nostri missionari che si donano per gli altri! Lo slogan del Festival vuole aiutarci a capire che il dono e il perdono sono modi per dimostrare il bene. Che ci fa guardare avanti con speranza e serenità”.
Dall’Ucraina, ecco la testimonianza di una bambina appassionata di danza classica: dopo l’odissea della fuga dalla guerra, Daria, 11 anni, è arrivata a Milano con la mamma. Qui è stata accolta all’Accademia del Teatro alla Scala, grazie all’interessamento della famiglia che le ospita e all’impegno di padre Gustavo Lissa, missionario dell’Opera Don Calabria a Bacau in Romania, vicino al confine con l’Ucraina, che ha fatto da tramite per l’accoglienza in Italia.

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