Processo in Vaticano: Tirabassi, “su Palazzo Londra fui raggirato”

Sul Palazzo di Londra “fui raggirato dall’avvocato Squillace e da Torzi”. Lo ha dichiarato Fabrizio Tirabassi, già dipendente del reparto amministrativo della Segreteria di Stato, a proposito della questione al centro della seconda parte del suo interrogatorio, durante la ventitreesima udienza del processo in corso in Vaticano. L’interrogatorio odierno – ha riferito il “pool” di giornalisti ammesso nell’Aula polifunzionale dei Musei vaticani –  ha riguardato la fase delle trattative tra il broker Gianluigi Torzi e la segreteria di Stato per riavere dal broker Gianluigi Torzi le mille azioni con diritto di voto relative al Palazzo di Sloane Avenue a Londra. “Non c’era nessun sospetto sul possibile rifiuto di Torzi a riconsegnare le azioni”, ha precisato Tirabassi nella sua dichiarazione spontanea: “Nessuno pensava di tutelarsi da Torzi perché prevaleva la prospettiva di liberarsi dall’impasse”, ha precisato. Interrogato dal promotore di giustizia, Alessandro Diddi, ha poi affermato: “Sembrava che Torzi fosse disponibile a restituire le azioni. Arrivò a chiedere fino a 15 milioni”. In aula è stato poi fatto sentire un audio, dai toni coloriti e a tratti tesi, nel corso del quale si è appreso che Torzi era arrivato a chiedere 50 milioni, mentre la Segreteria di Stato era disponibile a concederne solo 5.  Il 22 dicembre 2018, ha riferito Tirabassi, ci fu un incontro del Papa con Milanese e Intendente per cercare una possibile via d’uscita. Il giorno seguente – ha proseguito – “il Sostituto della Segreteria di Stato, mons. Edgar Peña Parra, convocò una riunione con Torzi e Intendente in cui venne manifestato stupore per il fatto che mons. Alberto Perlasca volesse disdire i contratti”. “Il Santo Padre chiese a Torzi di trattare direttamente la questione con il Sostituto”, ha reso noto ancora Tirabassi. Entrando nel merito dell’acquisto delle mille azioni con “golden share”, Tirabassi ha sostenuto che “il pagamento di 20 milioni di euro fu autorizzato dal Papa”.  In seguito ad una lettera mandata dall’allora direttore dell’Aif, Tommaso Di Ruzza, Tirabassi ha rivelato che dei 20 milioni autorizzati dal Papa ne furono pagati 15, tramite “fatture per consulenze immobiliari”. Dopo il 2 maggio 2019, ha dichiarato Tirabassi, maturò la decisione di trasformare la destinazione d’uso dell’immobile di Sloane Avenue a fini commerciali, cioè in negozi e uffici, e non in residenze di lusso, “perché il Santo Padre – ha affermato Tirabassi –  non lo apprezzava”. Alla fine di tutta la vicenda, ha concluso Tirabassi, il Sostituto Peña Parra chiede a Tirabassi di stilare un memorandum da consegnare al Papa, in cui si riscontrano espressioni come “operazione fraudolenta” ed “estorsione” ai danni della Segreteria di Stato.  Espressioni che Tirabassi ha rispedito al mittente, definendole “troppo forti” e  precisando di essere stato solo l’autore di una bozza del documento – peraltro mancante dell’ultima riga – che era stato poi rimaneggiato a più mani, delle quali manca un’identità precisa. Il processo relativo agli investimenti della segreteria di Stato a Londra dovrebbe proseguire in aula domani, ha annunciato il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone,  con l’interrogatorio dell’avvocato Nicola Squillace, advisor dello stesso Torzi.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano