Vita nascente: De Santis (Gemelli), “l’hospice perinatale prende in cura situazioni di terminalità vera e aiuta a elaborare il lutto”

“Agli occhi del mondo è pazzia che una coppia che ha ricevuto una diagnosi di grave malformazione del feto voglia continuare la gravidanza. Molti medici si rifiutano di seguirli ma esistono delle realtà per aiutarli”. Così Marco De Santis, medico presso l’hospice perinatale del Policlinico Gemelli di Roma, nel suo intervento oggi a Roma, durante l’evento conclusivo del corso pilota “Vita nascente. Pastorale della accoglienza e della cura”. Il medico ha raccontato la sua esperienza accanto alle coppie che devono affrontare una diagnosi prenatale infausta o la morte del feto. “L’hospice prende in cura situazioni di terminalità vera, come quando manca il cervello, per le quali a volte si fanno delle interruzioni di gravidanza. L’hospice non è una struttura in più all’interno dell’ospedale ma è un insieme di competenze che si sforzano di portare avanti dei principi”. Il medico ha parlato anche del sostegno ricevuto dalla Fondazione “Il cuore in una goccia” che “rappresenta un progetto di accoglienza e supporto delle famiglie con tutta la scienza possibile”. L’hospice infatti ha saputo generare un circuito virtuoso fatto di persone che hanno vissuto lo stesso lutto e aiutano gli altri ad elaborarlo. “A volte – ha spiegato De Santis – i genitori sono spaventati, non sanno. A volte le cose vengono nascoste ai fratellini mentre vediamo come la condivisione familiare del lutto sia importante”. Osservando circa 20 casi di bambini l’anno, il medico ha aggiunto che “più dell’80% delle donne che vivono questa drammaticità alla fine rielabora e si riapre alla vita”. “Una cosa – ha concluso – che dobbiamo evitare è l’accanimento diagnostico e terapeutico. Quando il bambino nascerà avrà a disposizione una comfort care per evitare ogni sofferenza”.

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