Rifugiati: mons. Perego (Migrantes), senza rispetto dei loro diritti “non si può immaginare un futuro e un mondo fraterno”

“Quest’anno, probabilmente, il numero dei rifugiati stimato sarà il più alto degli ultimi 50 anni: ormai 100 milioni nel mondo. Le guerre, anche l’ultima in Ucraina con sei milioni e mezzo di rifugiati e altrettanti profughi interni, i 34 conflitti in corso nel mondo, i disastri ambientali, la fame, la tratta e lo sfruttamento stanno costringendo sempre più persone e famiglie a lasciare la propria terra per chiedere protezione e asilo altrove. Di fronte a questo fenomeno epocale, la politica continua a fare passi avanti, ma anche molti passi indietro”. Sono queste le parole di mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni (Cemi) della Cei e della Fondazione Migrantes, che reputa apprezzabile la proposta europea di impegnare ogni Paese, seppur in forma diversa, diretta o volontaria, alla solidarietà nei confronti di richiedenti asilo e rifugiati, denunciando però il ritorno alle deportazioni di ucraini in Russia e di migranti, per lo più asiatici, dall’Inghilterra in Rwanda, nonostante le condanne della Corte europea dei diritti umani. L’elenco prosegue ricordando l’aumento del numero dei morti nel Mediterraneo, la diversa attenzione prestata a richiedenti asilo e rifugiati di diversi Paesi, i respingimenti in mare e in terra senza identificazione e tutela, la crescita di violenze nei campi profughi di Libia, Sud Sudan, Ciad. “L’auspicio è che la Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra il 20 giugno, accenda i riflettori sulla imprescindibile esigibilità dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, senza i quali non si può immaginare un futuro e un mondo fraterno”, la conclusione di mons. Gian Carlo Perego.

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