Papa Francesco: ai Paolini, “non basta vivere ‘in rete’, bisogna vedere fino a che punto la nostra comunicazione crea ponti”

(Foto Vatican Media/SIR)

È “prima di tutto la mentalità che va cambiata, convertita, assimilata a quella di Gesù Maestro, per contribuire a diffondere nella società un modo di pensare e di vivere fondato sul Vangelo. È una grande sfida per la Chiesa e per voi Paolini, caratterizzati dal carisma istituzionale della comunicazione”. È un passaggio del discorso che Papa Francesco aveva preparato per l’udienza, nel Palazzo apostolico, ai partecipanti all’XI Capitolo generale della Società San Paolo (Paolini) e che è stato consegnato ai presenti. “In effetti, non è sufficiente utilizzare i mezzi di comunicazione per propagare il messaggio cristiano e il Magistero della Chiesa; occorre integrare il messaggio stesso nella nuova cultura creata dalla comunicazione moderna. Una cultura che nasce, prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici (cfr Enc. Redemptoris missio, 37, c)”, si legge nel testo del Papa consegnato.
Un tema-chiave, al riguardo, secondo il Pontefice, “è quello delle relazioni interpersonali nel mondo globalizzato e iperconnesso. È un tema-chiave sia sul piano umano e sociale, sia sul piano ecclesiale, perché tutta la vita cristiana parte e si sviluppa attraverso il rapporto da persona a persona. E ormai, dopo i primi tempi di euforia per le novità tecnologiche, siamo consapevoli che non basta vivere ‘in rete’ o ‘connessi’, bisogna vedere fino a che punto la nostra comunicazione, arricchita dall’ambiente digitale, effettivamente crea ponti e contribuisce alla costruzione della cultura dell’incontro”.

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