Traslazione ossa san Nicola: mons. Satriano (Bari), “edificare percorsi di verità e di carità”

“Oggi ci manca Cristo, lo abbiamo ridotto ad accessorio dei nostri stili di vita, lasciando spazio a vissuti autoreferenziali, poco attenti al bene di tutti e facilmente ripiegati in una cultura dello scarto che lentamente corrode e distrugge le nostre realtà umane. Dovremmo chiederci: è Gesù il centro della nostra vita, è Lui il fine di ogni nostro impegno nella Chiesa, del nostro impegno civico?”. Lo ha detto l’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Giuseppe Satriano, nell’omelia della messa che ha celebrato ieri per la festa della traslazione delle ossa di san Nicola. Presenti alla celebrazione i rappresentanti delle Chiese ortodosse.
Il presule ha osservato che “anche se la traslazione sia stata pianificata a tavolino da interessi politico-religiosi o sia stata voluta dalla volontà divina, resta il fatto che il corpo di San Nicola riposa qui nella sua manna, quella manna travasata in otri dai marinai del tempo e che oggi le ossa del Santo, misteriosamente, continuano a produrre”. “Una manna che è segno eloquente di vita e di vita spesa per Cristo, una vita che ancora trasuda purezza e profumo – ha osservato -. Sono questi i segni di un’esistenza santa che ha sempre profuso amore per la retta fede e grande impegno per l’armonia nella Chiesa. Quella stessa armonia che la guerra, oggi, rimette in discussione facendo perdere a molti la luce del Vangelo e quegli orientamenti di luce con cui il Figlio di Dio ha voluto sigillare il dono di se stesso per noi”.
L’arcivescovo ha poi ripetuto un “rito antico che per tutti noi non ha solo il valore del mistero che stupisce ma il sapore di una rinascita”. “La manna che estrarremo dal sepolcro di San Nicola torna a dirci la fiducia e il compito di responsabilità che il Santo ci affida. Come Lui siamo chiamati a ridare profumo e linfa vitale alla nostra esistenza, sapendo edificare percorsi di verità e di carità, come la Parola del Signore e la vita del Santo ci additano”.
Infine, il dramma della guerra in Ucraina, tra cristiani, che “ci obbliga a riflettere profondamente”. “Dove è andato a finire l’amore per Cristo di tanti cristiani? Che sorte hanno avuto preghiere e devozioni per onorare i Santi? Dinanzi a tanto scempio, quale coerenza evangelica nella vita di cristiani che oggi seminano morte, inimicizia, vendetta?”, si è chiesto l’arcivescovo. Che ha esortato alla conversione.

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