Colombia: aumenta violenza a Buenaventura. Vescovo Jaramillo, “lo Stato sia presente, ora autorità esercitata solo dai gruppi fuorilegge”

(Foto: diocesi di Buenaventura)

Il vescovo di Buenaventura, in Colombia (il maggior porto colombiano sul Pacifico, ndr), mons. Rubén Darío Jaramillo Montoya, più volte minacciato di morte dai gruppi armati, rivolge un appello insistente al Governo, denunciando che le violenze e gli sfollamenti in questa regione del Paese continuano a crescere. Il vescovo, in dialogo con il Dipartimento per le comunicazioni della Conferenza episcopale colombiana, ha riferito che la guerriglia dell’Eln ha riunito la comunità di Vereda San Isidro, intimando agli abitanti “che era meglio per loro andarsene perché avrebbero visto molti combattimenti e che le loro vite erano in pericolo”. Per questo, e da una settimana prima della Domenica delle Palme, circa 200 sfollati sono arrivati al Colosseo coperto El Cristal di Buenaventura. A questa popolazione, che versa in condizioni difficili, la Pastorale sociale della diocesi ha offerto cibo e generi di prima necessità. Il vescovo ha detto che in quel territorio è arrivata la Marina nazionale, ma la sua presenza non è permanente, è solo di passaggio: “Gli abitanti dicono che quando c’è la Marina a loro non succede niente, ma quando se ne va, il giorno dopo gli altri gruppi vengono a minacciare”.
Mons. Jaramillo ha aggiunto che nelle comunità di Bajo Calima le persone sono stanche, vivono nell’ansia e nella paura permanente a causa dei continui scontri armati. Avvicinandosi alla città “ci sono villaggi praticamente vuoti, che avevano 400 o 500 abitanti e non è rimasto nessuno”. A questo problema, ha spiegato il vescovo, si aggiunge anche tutta la violenza urbana a Buenaventura.
Di fronte a questo difficile scenario, mons. Jaramillo ha chiesto la presenza dello Stato: “Non può essere che questi territori siano solo al di fuori dall’intero ordinamento nazionale e che l’autorità sia esercitata solo da gruppi fuorilegge. Serve una presenza statale. In primo luogo, dall’Esercito nazionale, abbiamo bisogno che siano lì, in modo permanente. In secondo luogo, insieme alla forza pubblica serve l’investimento sociale, lo sviluppo, che miglioriamo le scuole, che ci siano trasporti migliori, che ci sia aiuto per i contadini che piantano riso, cacao e altri tipi di colture legali. I narcotrafficanti stanno sostenendo i contadini con le sementi, con l’assistenza tecnica, con l’economia perché possano piantare coca, non è giusto che anche i narcotrafficanti svolgano questo ruolo e il governo in quei territori sia assente”.

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