Comunicazione: Pagnoncelli (Ipsos), “sia rivolta a valorizzare la ricchezza delle differenze perché è attraverso il confronto di queste che cresciamo”

“Serve una comunicazione che non sia sperabilmente rivolta a sottolineare le differenze ma a valorizzare la ricchezza delle differenze perché è attraverso il confronto con le differenze che cresciamo”. Lo ha affermato Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia, intervenendo all’incontro “Dov’è la comunità oggi” promosso dall’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei per i direttori e i collaboratori degli Uffici diocesani.
Nella sua riflessione, Pagnoncelli ha cercato di spiegare cosa si intende oggi per comunità, “termine che rischia di essere frainteso anche perché è un concetto polisemico, che assume significati diversi anche solo a livello territoriale”. Come esempio Pagnoncelli ha fatto riferimento al “senso di unità” con cui tutti hanno commentato la vittoria della Nazionale agli Europei di calcio. Ma “nonostante il Covid – ha precisato –, a maggio il 66% degli italiani ritenevano che sono più le cose che ci dividono rispetto a quelle che ci uniscono. Solo il 16% pensa il contrario”. Gli italiani vanno orgogliosi per “le bellezze naturali e paesaggistiche, le bellezze artistiche e i monumenti, la lingua e la cultura italiana”; “ma non ci sono tratti distintivi valoriali”. “La capacità di arrangiarsi prevale sulla diffusione del volontariato”, ha proseguito, spiegando che quest’ultimo elemento “ci inorgoglisce più dei successi sportivi”. “Il concetto di comunità nazionale – ha continuato – coesiste con quello di comunità locale” di cui “però è difficile definire il perimetro”. Negli ultimi anni va diffondendosi la convinzione che “la comunità rappresenti un vincolo” perché “la comunità chiede un pegno, un dono da restituire”. Cercando di rispondere a quesito “Di quale comunità stiamo parlando?”, Pagnoncelli ha individuato due elementi costitutivi: ricerca di cosa ci accomuna (lingua, cultura) e dell’identità (valori comuni); relazioni tra i membri. “La multi appartenenza porta con sé molte contraddizioni” come la “dissonanza valoriale” tra le diverse comunità “se prevale una logica utilitaristica dell’appartenenza”, ha ammonito. Il nostro è un “Paese che difetta di una riflessione sul senso di appartenenza, e questo produce disgregazione se non c’è equilibrio tra individuo e comunità, tra diritti e doveri”. “L’istanza individuale è nettamente prevalente”, citando le indagini fatte. Prevale l’idea che la comunità sia “un guscio che ci protegge, come anche la famiglia, considerata sempre meno cellula della società ma una monade”. Ricordando che “sono gli animali senza spina dorsale ad aver bisogno del guscio”, Pagnocelli ha evidenziato che “la spina dorsale è l’identità, tutto ciò che ci accomuna”. E “non c’è contraddizione tra identità forte e forte dialogo”. Ma bisogna “conoscere la propria comunità, riconoscersi nella propria comunità e riflettere sugli ancoraggi comuni”. Invece “gli italiani sanno pochissimo dell’Italia”, tant’è che “i meriti dell’Italia sono più riconosciuti all’estero”. “Non possiamo immaginare di avere un senso di appartenenza – ha ammonito – quando è deficitaria la nostra conoscenza delle nostra identità. Se siamo forti non abbiamo paura di confrontarci con il diverso”, la convinzione di Pagnoncelli, secondo cui prioritario nel “comunicare la comunità” è farlo all’interno della stessa comunità, “poi c’è la comunicazione all’esterno della comunità”.

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