Coronavirus Covid-19: Cauda (Gemelli), “anche se Delta riducesse del 30% la protezione dei vaccini da contagi, rimarrebbe oltre il 90% su ospedalizzazioni e morti”

(Foto ANSA/SIR)

Anche se la notizia secondo la quale la variante Delta riduce del 30% l’efficacia del vaccino Pfizer nella prevenzione dei contagi da Sars-Cov-2, “venisse confermata – ma servono ulteriori studi -, rimane però un’efficacia di oltre il 90% per ospedalizzazioni e decessi: 96% per Pfizer e 92% per AstraZeneca”. Lo sostiene in un’intervista al Sir Roberto Cauda, ordinario di malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive al Policlinico Agostino Gemelli Irccs di Roma. Il problema vero, secondo l’esperto, “è che solo poco più del 10% della popolazione mondiale ha ricevuto la vaccinazione, mentre per arrestare la pandemia occorre che il vaccino sia disponibile per tutti: solo con i vaccini possiamo bloccare la diffusione delle varianti”.
E mentre BioioNtech e Pfizer stanno per chiedere l’autorizzazione negli Usa per la somministrazione di una terza dose, ma la Fda e i Cdc americani hanno già fatto sapere che non è al momento necessaria, Cauda spiega: “Una terza dose dell’attuale vaccino, ammesso che non copra appieno le varianti, aumenterebbe il titolo anticorpale ma la qualità della risposta resterebbe identica. Occorre inoltre capire a chi sarebbe destinata questa terza dose, e quando farla”. Uno studio francese pubblicato sul New England Journal of Medicine mostra che in 101 trapiantati dopo la prima dose di Pfizer gli anticorpi anti-Sars-Cov-2 erano al 4%, al 40% dopo la seconda, e al 68% quattro settimane dopo la terza dose. “Probabilmente – chiosa l’infettivologo – sarebbe utile somministrare una terza dose agli immunodepressi, ma sarei cauto sull’idea di farla a tutti a tappeto. Conosciamo la sicurezza dei vaccini in uso per quanto riguarda le due dosi previste, ma ancora non sappiamo quali conseguenze potrebbero derivare da una stimolazione del sistema immunitario con una terza dose. Diversi elementi ci dicono che con le due dosi previste per Pfizer, Moderna e AstraZeneca l’immunità dovrebbe durare a lungo. Comprendo quindi la cautela della Fda, ma anche di Ema e Oms prima di dare il via libera ad un’eventuale terza dose”.

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