Comunicazione: Pagnoncelli (Ipsos), “l’etica deve guidarci. C’è un inquinamento mediatico che produce danni decisamente molto pericolosi”

“Ci sono alcuni condizionamenti delle opinioni, che hanno per esempio a che fare con le paure, che incidono di più di altre forme. Nel vostro mestiere, come nel mio, l’etica ci deve guidare. Oltre a quello ambientale c’è un inquinamento mediatico che produce dei danni decisamente molto pericolosi”. Così Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia, ha concluso il suo intervento all’incontro “Dov’è la comunità oggi” promosso dall’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei per i direttori e i collaboratori degli Uffici diocesani.
Rispondendo alle domande di chi era collegato, Pagnoncelli si è soffermato sulle “community dei social network” oggi sempre più “comunità che non sono in grado di interagire con chi la pensa diversamente”. Sono diventati, ha osservato, “il regno della omofilia, di chi la pensa come me”. “Ma questa è la fine del confronto”.
Un’altra risposta è stata dedicata al fatto che “la multiappartenza ha indebolito il ruolo della fede nella nostra vita”. “La fede – ha spiegato – non è più l’elemento che conforma i miei comportamenti, la fede è un frammento della mia identità che coesiste con altri frammenti”. “Questo – ha precisato – determina una sorta di religioni fai da te”. E, riguardo al Sacramento della Riconciliazione, secondo Pagnoncelli il più in crisi, “c’è una relativizzazione che porta ad indebolire il sentimento della responsabilità della colpa”. Infine, una riflessione sulla differenza tra “temi divisivi” e “temi identitari”. “Abbiamo colto, soprattutto con il papato di Francesco, che alcuni temi divisivi sono stati affrontati anche dal punto di vista di chi soffre”. Citando due ricerche fatte nel passato su fine vita e procreazione assistita, il presidente dell’Ipsos ha osservato che “avere atteggiamenti di chiusura, di durezza, ha allontanato molte persone” dalla Chiesa perché “ritenevano di avere una sofferenza non riconosciuta”. Per cui “il tema divisivo va affrontato con molta delicatezza, che non vuol dire cedere su tutti i fronti ma farsi carico della sofferenza dell’altro. Abbiamo visto in passato tantissime situazioni nelle quali non veniva messa in discussione la fede ma il rapporto con la Chiesa”.

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