Unione Europea: vescovi Ue, saranno 125 milioni i poveri a causa della pandemia. Mons. Hérouard (Comece), “mettiamo in loro ascolto e agiamo concretamente”

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“Si prevede che il numero di persone in povertà aumenterà del 5% a causa della pandemia, raggiungendo almeno 125 milioni di persone, quindi più di dopo la crisi del 2008. In questo contesto, la Commissione Affari Sociali della Comece, invita le istituzioni dell’Ue, i leader dell’Ue e tutte le persone di buona volontà ad ascoltare le sofferenze delle persone in povertà e ad agire concretamente”. E’ mons. Antoine Hérouard, presidente della Commissione affari sociali della Comece (Commissione degli episcopati dell’Unione europea), a dare voce alle preoccupazioni dei vescovi europei e a rilanciare l’appello dal titolo “Listen to the cry of the Poor in the context of the Covid-19 pandemic and its recovery” nel corso di un incontro che si è tenuto a Bruxelles e via web promosso in occasione Giornata mondiale del poveri. All’incontro hanno preso direttamente la parola anche persone che hanno vissuto sulla loro pelle condizioni di povertà ed esclusione. Sono membri di associazioni come “Lazare”, realtà nata in Francia che opera in particolare a fianco di persone che per vari motivi, sono finiti sulla strada dando loro ”una seconda possibilità per credere di nuovo in se stessi e nella vita”. E realtà come “All Together in Dignity – ATD Fourth World”, un movimento internazionale per i diritti umani che opera attraverso progetti realizzati in collaborazione con persone che vivono in povertà.

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All’incontro ha partecipato anche Marie-Louise Coleiro Preca, che è stata presidente di Malta dal 2014 al 2019. Oggi si dedica in particolare alla lotta contro la povertà infantile. Secondo le ultime stime, sono in aumento in Europa anche i livelli di povertà minorile sebbene l’UE sia una delle regioni più ricche e con meno diseguaglianze al mondo. Si calcola che sono quasi 20 milioni i bambini che crescono in povertà. “Credo – ha detto la presidente emerita di Malta – che nessuno debba essere lasciato povero o lasciato indietro, soprattutto in questa parte del mondo e soprattutto in questo momento storico di pandemia”. “Le istituzioni della Chiesa, come le Caritas, fanno molto, ma la loro azione non basta. Occorre un impegno deciso degli Stati e dei governi”. Nel suo intervento, mons. Antoine Hérouard ha rilanciato le Raccomandazioni contenute nella Dichiarazione di ottobre: “Come azione immediata – ha detto il vescovo -abbiamo invitato gli Stati membri a fare pieno uso dei finanziamenti dell’UE per rafforzare l’assistenza materiale e alimentare, nonché per sostenere l’occupazione giovanile. È fondamentale fare in modo che il fondo sostenga i più bisognosi, comprese le famiglie in condizioni di povertà, ma anche le donne e i genitori single che hanno particolarmente sofferto la pandemia”. I vescovi Ue chiedono “una migliore prevenzione del sovraindebitamento e delle trappole della povertà”; una politica del lavoro che possa assicurare dappertutto uno “stipendio dignitoso” e “colmare il divario retributivo di genere”; l’impegno a “prevenire la povertà in età avanzata e garantire una vita dignitosa agli anziani” così come “un’istruzione di qualità per tutti i bambini e la lotta al divario digitale”. “La pandemia di Covid-19 ha colpito in modo sproporzionato le persone in condizioni di povertà. Questo è il motivo per cui chiediamo di agire come una famiglia umana, sostenendo i paesi poveri a livello globale e promuovendo l’equità vaccinale per affrontare la pandemia”. “Non dobbiamo aspettare che le persone che soffrono la povertà bussino alle nostre porte”, ha detto il vescovo Hérouard – ma piuttosto raggiungerle con urgenza nelle loro case, negli ospedali, per le strade, e sviluppare insieme a loro misure concrete per alleviare le loro sofferenze ed emarginazione”.

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