Cile: vescovi in vista delle elezioni di domenica prossima, “promuovere bene comune e pace sociale, promuovere spazi di fraternità”

(Foto: Conferenza episcopale cilena)

“Come pastori confidiamo che tutti coloro che possono votare parteciperanno attivamente. È un ottimo modo per prendersi cura della democrazia e far rispettare lo stato di diritto, ribadendo che il Cile è un paese di fratelli. È un ottimo modo per promuovere il bene comune e la pace sociale”. Lo scrive la Conferenza episcopale cilena (Cech) nel messaggio diffuso venerdì scorso, a conclusione della propria assemblea plenaria. Pace sociale e sentimento di fraternità, di fronte alle frequenti tensioni di una campagna elettorale più che mai polarizzata, sono dunque le priorità per l’episcopato. A una settimana dal voto del 21 novembre, i sondaggi accreditano dei maggiori consensi il candidato dell’estrema destra Jose Antonio Kast, da giovane non estraneo ai sostenitori del dittatore Pinochet, e al candidato della sinistra Gabriel Boric. Quest’ultimo sembrava il grande favorito, ma nelle ultime settimane l’esigenza di “legge e ordine” rispetto alle situazioni più calde (le proteste mapuche in Araucania, l’emergenza migranti nel nord e le permanenti tensioni sociali) hanno fatto salire le quotazioni di Kast. Una prospettiva clamorosa, dopo che solo qualche mese fa il voto per l’Assemblea Costituente si era risolto in una netta vittoria di sinistra e indipendenti, ma, soprattutto, nella volontà di cancellare definitivamente la stagione di Pinochet.
Nel messaggio i vescovi ricordano che per i cristiani “è necessario tenere presente che nelle decisioni che dobbiamo affrontare sono in gioco valori essenziali per una Nazione fondata sugli insegnamenti del Vangelo, che siamo sempre chiamati a custodire e promuovere”.
Continuano i vescovi cileni: “Invitiamo umilmente il Popolo di Dio e tutti gli abitanti del nostro amato Cile a promuovere spazi di fraternità, dialogo sincero e spirito costruttivo. Urge superare tutti quegli atteggiamenti, parole e atti che generano tra noi discordie, inutili tensioni e odi”. E chiedono “un impegno chiaro e determinato contro la violenza come forma di azione politica”.
I cattolici e le persone di buona volontà, si prosegue, sono chiamati a lavorare per la pace e a superare tutte le cause di iniquità: “Le ragioni della violenza sono spesso legate all’emarginazione sociale, alla mancanza di prospettive per il futuro, a una profonda iniquità nella distribuzione dei beni destinati a tutti, a istanze storiche non adeguatamente assunte”. Dai vescovi, infine, viene espressa grande preoccupazione per la situazione che stanno vivendo i migranti che arrivano alle frontiere: “È urgente che noi come società assumiamo una risposta che rispetti la loro dignità. La crisi migratoria ci interroga profondamente, così come le cause che la provocano”.

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